Caso Lockerbie. Gli ultimi sviluppi dopo l’estrazione di Abu Agila negli USA

La famiglia del cittadino libico, Abu Agila Mohammad Mas’ud Kheir al-Marimi, ha confermato, in una dichiarazione di oggi, martedì, di aver presentato una denuncia all’Ufficio del Procuratore Generale di Tripoli contro quello che ha descritto come “il suo rapimento e la sua consegna agli Stati Uniti in violazione della legge libica”. La famiglia aveva precedentemente dichiarato di essere a conoscenza che l’uomo, sospettato di aver realizzato l’ordigno della strage di Lockerbie, si trovava a Misurata sotto la custodia della Forza Congiunta.
Domenica la procura scozzese ha annunciato la detenzione di Abu Agila Mohammad Mas’ud Kheir al-Marimi negli Stati Uniti. Ieri, 34 anni dopo l’attentato terroristico che fece detonare il Pan American 103 nel 1988, sarebbe comparso davanti a un tribunale di Washington, dove si è rifiutato di parlare senza aver prima visto il suo avvocato. Il giudice istruttore, Robin Meriwether, e il procuratore, Eric Kinerson, hanno detto: “Secondo la corte, il governo degli Stati Uniti non cercherà di punirlo con la pena di morte, e quindi la pena massima sarà l’ergastolo”.
La Camera dei rappresentanti e l’Alto Consiglio di Stato hanno condannato l’estradizione di Abu Agila Mohammad Mas’ud Kheir al-Marimi, invitando il procuratore generale, Al-Siddiq Al-Sour, ad avviare un procedimento penale contro le persone coinvolte nell’operazione descrivendola come un “crimine atroce” e un “precedente pericoloso”. Oggi, martedì, il Consiglio Supremo di Stato ha attribuito al governo di unità nazionale “la responsabilità legale, morale e storica di continuare questo approccio e di consegnare il cittadino libico Abu Ajila Masoud agli Stati Uniti d’America in modo ingiusto e vergognoso”.
In questo contesto, il consigliere libico per la Sicurezza nazionale, Ibrahim Abu Shanaf, ha discusso con l’inviato speciale e ambasciatore degli Stati Uniti in Libia, Richard Norland, delle ripercussioni della consegna di Al-Marimi. Lo ha riferito l’ufficio stampa di Shanaf. Le parti hanno discusso, durante una conversazione telefonica, avvenuta su richiesta di Abu Shanaf, di tutte le misure relative alle condizioni della sua detenzione. L’ ambasciatore Norland ha affermato che il dipartimento di Giustizia e il segretario di Stato Anthony Blinken avrebbero rilasciato dichiarazioni al riguardo, sottolineando che gli Stati Uniti rispettano la sovranità libica.
Blinken ha dichiarato: “Abu Agila Mohammad Mas’ud Kheir al-Marimi è finalmente sotto la custodia degli Stati Uniti per affrontare la giustizia per il suo presunto ruolo nell’attentato del 1988 al volo Pan Am 103. Voglio ringraziare il Dipartimento di Giustizia per il suo lavoro instancabile per perseguirlo. Ricorderemo sempre le vittime di questo atto atroce”.