La calma prima della tempesta. La Libia tornerà sulla piazza del conflitto armato?

Di Khaled Elmarghani.

La Libia sta vivendo giorni difficili. Potremmo trovarci di fronte al silenzio prima della tempesta, la tempesta della guerra e del conflitto e un ritorno al punto zero nel dialogo politico sponsorizzato dall’ONU a Ginevra. Ad una settimana dalla nomina da parte della Camera dei Rappresentanti (HoR), con base a Tobruk, ha scelto Fathi Bashagha come primo ministro ad interim, Abdelhamid Dabaiba, capo dell’attuale governo di unità nazionale, non ha mostrato alcuna intenzione di dimettersi o cedere il potere.

A complicare la situazione, l’emergere di gruppi armati a Tripoli, Zawiya e altre città che apertamente si sono schierati con Dabaiba. Il primo ministro gode dunque di un supporto armato più che un sostegno popolare, il che significa che la forza rimane un’opzione legittima per il capo del governo di unità nazionale di rimanere in carica, fino alle elezioni presidenziali e parlamentari. In un discorso live, trasmesso sui siti di comunicazione affiliati al governo, Abdel Hamid Dabaiba ha affermato: “non cederò il paese al caos, cederò il potere agli organi eletti e non accetterò la condivisione del potere”.

“Abbiamo elaborato un piano per formare una commissione tecnica per preparare la legge sulle elezioni parlamentari che il Consiglio dei ministri deve sottoporre all’approvazione dei deputati entro due settimane, e in caso di interruzione di questo binario non possiamo che lavorare sulla legge 2 o n. 4 su cui si sono svolte le elezioni del congresso nazionale generale”. Ha aggiunto Dabaiba.

In queste affermazioni, il premier ha trasformato i poteri del governo dal piano esecutivo a un organo legislativo, cosa che non è avvenuta nella storia dei Paesi contemporanei. Alcuni esperti ed osservatori della scena libica ritengono che la sua iniziativa sul processo elettorale sarà bocciata dalla Camera di Rappresentanti. Tutto ciò non aiuta a risolvere la crisi, anzi contribuisce al ritorno della divisione politica e istituzionale in caso di intransigenza di Dabaiba nel suo attaccamento alla guida dell’esecutivo.

D’altra parte, Fathi Bashaga si sta avvicinando alla formazione del suo gabinetto di ministri in coordinamento con il Parlamento. Il primo ministro designato probabilmente presenterà la sua squadra ai parlamentari giovedì prossimo, 24 febbraio. Questo giorno sarà decisivo per comprendere se il nuovo Governo di Stabilità Nazionale otterrà la fiducia, se lavorerà dalla capitale Tripoli, o se rimarrà a Tobruk, nell’est del Paese, oppure se si stabilirà nella città di Sirte, nella Libia centrale.

I libici temono il ritorno dello spettro dei combattimenti, considerata la presenza di molti mercenari e combattenti stranieri sul proprio territorio con oltre 2.000 mercenari siriani a sud di Tripoli, nella base aerea di al-Watiya e le basi navali di Sidi Bilal, mentre gli uomini dell’esercito oscuro della Wagner – considerato vicino al presidente russo Vladimir Putin – fanno base ad Al-Jufra, Al-Qardabiyah a Sirte. La presenza di mercenari in Libia, nonostante i numerosi appelli da parte dei libici a lasciare il Paese, è un’altra violazione dei risultati delle conferenze di Berlino 1 e 2, delle relative risoluzioni ONU, nonché dei risultati raggiunti dalla Commissione militare congiunta (JMC 5+5).

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: