Consiglio di sicurezza prolunga mandato UNSMIL di tre mesi

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato all’unanimità una risoluzione con cui estende il mandato della missione in Libia (Unsmil) per tre mesi, fino al 30 aprile 2022. La settimana scorsa il voto su una risoluzione proposta dalla Gran Bretagna per prorogare il mandato di UNSMIL sino al 15 settembre è stato rinviato all’ultimo momento a data da destinarsi per via delle differenze tra Washington e Mosca.

In particolare, la Russia voleva mettere il veto al documento e poi chiedere di votare il proprio testo, che avrebbe potuto essere bloccato a sua volta dal veto USA. Mosca infatti chiedeva la nomina al più presto di un nuovo inviato Onu dopo le dimissioni di Jan Kubis, mentre Washington voleva preservare l’americana Stephanie Williams, già numero due di Ghassan Salame’ e ora nominata dal segretario generale Guterres sua consigliere speciale sul dossier libico.

Di fatto, dopo le improvvise dimissioni a novembre dello slovacco Kubis, la carica di inviato delle Nazioni Unite è stata ricoperta da Williams. La consogliera ONU ha subito ieri un grave attacco sotto la cupola del Parlamento che l’ha invitata a non interferire negli affari interni del Paese nordafricano. Williams si è precedentemente scagliata contro i membri della Camera dei Rappresentanti (HoR) sollecitandoli a concentrare i loro sforzi nella scelta di una nuova data elettorale più che su un cambio dell’esecutivo di Abdel Hamid Al Dbeibah.

La maggioranza dei parlamentari tuttavia, sotto la guida del presidente Aguila Salah, ritiene che l’attuale Governo di Unità Nazionale su cui pendono pesanti accuse di corruzione e spreco di denaro pubblico, non sarebbe in grado di condurre la Libia al voto.

Oltre due milioni e mezzo di libici si sono iscritti nel registro elettorale sinonimo del grande desiderio di scegliere i propri rappresentanti attraverso le urne, ma le elezioni previste per lo scorso 24 dicembre sembrano ormai un miraggio dando vita a un profondo senso di frustrazione. 

L’attuale Governo, sebbene abbia ottenuto finora maggior consenso del suo predecessore, non è ancora riuscito a risolvere la crisi elettrica, il problema delle milizie, la mancanza di liquidità nelle banche, né ad unificare le istituzioni sovrane. I continui mandati di arresto emessi dal procuratore generale iniziano a suonare più come un arma politica che una ruota della giustizia che ricomincia a girare, così come i piccoli progetti lanciati dal Primo Ministro Dbeibah più un palliativo che soluzioni concrete per la vita del cittadino.   

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