Crescono le polemiche per le dichiarazioni dell’Ambasciata del Regno Unito in Libia

Cresce la richiesta da parte di attivisti e politici libici al Regno Unito di smettere di interferire in quelli che vengono considerati gli affari interni del loro Paese. L’ambasciatrice britannica a Tripoli, Caroline Hurndall, si era già attirata antipatie quando in una diretta Facebook si era espressa sulla candidatura del figlio del rais, Saif al Islam Gheddafi, oggi le polemiche riguardano una dichiarazione sul non riconoscere alcun governo prima delle elezioni, se non quello di Unità Nazionale guidato da Abdel Hamid Al-Dbeibah.

Il candidato presidenziale Fathi Basghagha, ex ministro dell’Interno di Tripoli, ha dichiarato che “la Gran Bretagna sta difendendo un governo il cui odore di corruzione ha raggiunto Europa, Qatar, Emirati, Giordania e Marocco”. Bashagha ha attaccato il Governo Dbeibah, dicendo che “sta affogando nella corruzione che porta al fallimento della Libia”, aggiungendo che la Gran Bretagna lo difende, mentre in casa propria applica i migliori standard anticorruzione.

L’ambasciata del Regno Unito in Libia ha dichiarato venerdì che continuerà a riconoscere il Governo di Unità Nazionale come autorità incaricata di guidare la Libia fino alle elezioni, sottolineando che “non supporta l’istituzione di governi o istituzioni paralleli”, secondo la tabella di marcia del Libyan Political Dialogue Forum (LPDF). L’ambasciata ha aggiunto che Londra sostiene fermamente il processo elettorale guidato e di proprietà della Libia, così come il lavoro del consigliere speciale del segretario generale delle Nazioni Unite, Stephanie Williams.

Bashagha ha parlato inoltre della sua visita a Bengasi pochi giorni fa e del suo incontro con alcuni candidati alla presidenza, nell’ottica di rassicurare il Paese, diffondere sicurezza e facilitare il dialogo tra le parti, spiegando che tutti sarebbero stati parte del progetto nazionale, siano essi islamisti o sostenitori di febbraio, settembre o del processo di Dignità di Haftar. Ha indicato che il passato è difficile da dimenticare, ma non dobbiamo fermarci ad esso, “dobbiamo andare avanti e costruire una nuova Libia”, pur preservando i diritti di risarcimento e compensazioni attraverso le autorità giudiziarie per coloro che hanno subito danni durante dieci di conflitto, come aveva già assicurato agli sfollati nella città di Bengasi martedì scorso, a margine di un incontro con i candidati presidenziali, compreso il feldmaresciallo Khalifa Haftar, Muhammad al-Muntasser, Ahmed Maiteeq, Aref Ali Nayed, al-Sharif al-Wafi e Abdel-Majid Saif al-Nasr.

L’incontro, che ha coinvolto, insieme ai candidati alle elezioni presidenziali, politici delle regioni occidentali e orientali, si è inserito nel quadro di un movimento politico, il primo nel suo genere dal 2014, che ha riunito queste personalità, alcune delle quali hanno visitato Bengasi per la prima volta. Secondo un comunicato congiunto, l’iniziativa intende unificare gli sforzi nazionali per affrontare le sfide che la Libia sta attraversando, e rispettare la volontà dei 2,5 milioni di elettori libici che attendono la data per le elezioni presidenziali e parlamentari.

Non solo Bashagha, ma altri politici libici hanno condannato le recenti dichiarazioni britanniche. Il membro del Parlamento di Zawiya, Ali Abu Zariba, ha dichiarato: “Il minimo che posso dire su questa affermazione è che non è al livello diplomatico richiesto. L’ambasciatrice inglese ci sottovaluta congratulandosi con noi per l’indipendenza, ma di quale indipendenza sta parlando? Voi siete coloro che ci dettano cosa fare, come e chi nominare! Lei non vuole intromettersi in una questione di politica costituzionale, ha dimenticato che la road map prevedeva esplicitamente la durata dei lavori del Governo di Unità Nazionale, oppure gli interessi del suo Paese corrispondevano alla sopravvivenza di questa fase a scapito delle aspirazioni e speranze del popolo libico? Oppure ha ridotto alla sua persona il ruolo del Consiglio di sicurezza e della missione ONU? Poiché diventa chiaro a tutti i libici la sua debolezza e valutazione della situazione politica attuale. Dovreste anche lavorare per trovare una road map alternativa per la crisi libica, non imporre le vostre condizioni e bloccare la strada a qualsiasi soluzione politica come se le vostre raccomandazioni fossero sacre e professionali”.

Il membro del Parlamento di Zawiya ha indicato che l’Ambasciata del Regno Unito dovrebbe lavorare per punire gli ostruzionisti, non minacciare chi vuole attuare la road map. Ha infine invitato “tutti gli ambasciatori e le missioni di tutti i paesi a rispettare innanzitutto i limiti del loro lavoro, i termini della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche e a non interferire negli affari interni alla presenza del Consiglio di sicurezza e del sostegno delle Nazioni Unite Missione in Libia”.

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