Malek Asharda: dalla TV alla candidatura al Parlamento libico

Di Vanessa Tomassini.

“Sono un giovane di 35 anni, cresciuto in Libia, a Bengasi, e ha viaggiato più che altrove… Sogno davvero di vedere la mia Nazione in progresso e prosperità”. Non servono spiegazioni o giri di parole per capire che questo amore, tra un giovane giornalista di successo e la sua gente, non avrà mai fine. È la storia di Malek Asharda, uno dei candidati più giovani alle elezioni parlamentari libiche, che ieri ha presentato la sua candidatura nel circolo elettorale di Bengasi.

Da giornalista e conduttore televisivo a candidato alle elezioni parlamentari, cosa ti ha spinto a candidarti?

“In realtà, dopo dieci anni di dibattiti e interviste con i politici, soprattutto negli ultimi due parlamenti, e dopo aver seguito quanto è successo negli ultimi dieci anni, ho capito dove sono i principali disaccordi tra i libici di cui potrei parlare se vincessi, ma potrei dire che lo statuto del Parlamento, è l’essenziale, rendere tutto tipico”.

Come vedi oggi la situazione dei media libici?

“I media libici oggi hanno ancora bisogno di sottrarsi alle guerre personali per costruirsi, quindi la competizione è un diritto di tutti”.

Qual è il tuo ricordo più bello e l’evento più triste nella tua città, Bengasi?

“Il ricordo più bello, ovviamente, è quando ero in onda, e i miei colleghi mi hanno detto che il comandante generale dell’Esercito nazionale libico (LNA) ha annunciato la liberazione di Bengasi dal terrorismo, come una città libera. Il più triste è stato il 1° novembre dell’anno scorso, quando è morto il comandante delle forze speciali, il maggiore generale Wanees Bukhamada”.

Nella tua pagina Facebook scrivi spesso di Wanees Bukhamada, ti manca? Chi rappresenta per te?

“Nessuno potrebbe dire di non mancargli Bukhamada, perché semplicemente era amato da tutti, anche dai suoi nemici, figuriamoci per qualcuno che era suo amico come me… Wanees Bukhamada rappresenta ciò che voglio davvero essere: un combattente. Come lui, non come militare ma come politico, aiuterò i poveri a far valere i loro diritti”.

In quanto giovane libico, quali sono i principali bisogni dei giovani libici?

“Per i giovani libici è importante puntare su istruzione, salute, sport e intrattenimento”.

Se vincerai un seggio in Parlamento, qual è il primo progetto che vorresti proporre e su cui vorresti lavorare?

“Se sarò eletto membro della Camera dei Rappresentanti libica, mi impegnerò per l’uguaglianza tra uomini e donne, a partire dalle posizioni politiche di rilievo. Nelle posizioni dirigenziali dovremmo avere il 50 per cento di donne e il 50 per cento di uomini. Ad esempio, se il presidente fosse una donna, il presidente del Consiglio sarebbe un uomo e così via”.

Qual è il tuo messaggio oggi al popolo libico, soprattutto a chi è più preoccupato per il risultato elettorale?

“Questo è il nostro momento per decidere di avere un Parlamento e un Presidente, i giudici siamo noi. Tutti hanno il diritto di candidarsi, e abbiamo il diritto di votare e scegliere chi vogliamo, senza insultare e calunniare un altro partito, anche se lo vedi come sbagliato. La gioia della democrazia ora gira. Dovremmo sapere che il prossimo presidente, non ha il bastone di Mosè, e restaurare e ricostruire è compito di tutti. Prima interrogati, rifletti, poi decidi per chi voterai e lascia andare gli altri, purché tu sia sicuro che voterai per quello con il maggior numero di voti. Grazie per avermi concesso questo spazio.”

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