In Libia il processo di riconciliazione nazionale inizia da Zawiya, liberati 120 prigionieri

Di Vanessa Tomassini.

Lavorare ad una riconciliazione nazionale globale, è questa una delle priorità del nuovo esecutivo libico unificato prima del momento elettorale in programma per il 24 dicembre 2021. Nella città occidentale di Zawiya, il Vice Presidente del Consiglio, Abdullah Al-Lafi, ha partecipato alla cerimonia del rilascio di 120 membri del LNA che erano stati catturati durante le operazioni militari su Tripoli a partire dal 4 aprile 2019. Mercoledì 31 marzo è iniziato dunque un progetto di riconciliazione nazionale, basato sul perdono, la tolleranza, e il superamento del passato con tutte le sue ferite e il dolore.

“Oggi il potere dell’oppresso è mostrato sugli oppressori con l’amnistia”. Ha dichiarato il Vice Presidente, elogiando gli sforzi del popolo di Zawiya e i suoi rappresentanti che hanno deciso di rilasciare i detenuti di guerra. “La loro diligenza è molto preziosa per le loro famiglie, così come è preziosa la loro capacità di scendere a compromessi a favore della patria e del popolo libico”. Ha continuato Al-Lafi, aggiungendo: “Non dobbiamo dimenticare le famiglie dei martiri, dei feriti e di coloro che hanno perso la casa a causa di questa guerra ingiusta”. Il discorso di Al-Lafi rappresenta un invito ai libici a seguire sempre la via del perdono e non la vendetta.

“Non costruiremo una nazione mentre siamo divisi, né marciamo verso uno stato forte i cui figli combattono. Pertanto, dobbiamo tutti essere un sostegno edificante per il progetto di riconciliazione nazionale con amnistia e tolleranza”. Ha proseguito, sottolineando la necessità di avere fiducia nella Magistratura, incaricata di cercare la verità, indagare e presentare alla giustizia coloro che si sono ostinati a bruciare e uccidere. “Non dobbiamo trasmettere ai nostri figli odio e rancore, ma dovremmo garantire loro una nazione che condivide la sua terra e il suo cielo, per costruire il futuro della loro patria con amore e collaborazione”. Ha indicato Al-Lafi, mentre i prigionieri vestiti in una tunica bianca riabbracciavano le proprie famiglie. Genitori, fratelli e sorelle, separati dal conflitto da quasi due anni.

Una iniziativa accolta con favore dalla missione Onu in Libia (UNSMIL) che ha apprezzato quelli che ha definito gli “gli sforzi del governo di Unità Nazionale per giungere alla riconciliazione nazionale. La Missione ha inoltre chiesto il rilascio di tutti i detenuti prima dell’inizio del mese sacro del Ramadan, a cui manca meno di due settimane. “Il futuro e lo sviluppo della Libia sono legati alla sua capacità di sanare le sue ferite attraverso la riconciliazione nazionale”, ha confermato il primo ministro libico Abdel Hamid Al Dabaiba Dbeiba. In questo processo, il tessuto tribale assume un ruolo centrale. Il mese scorso, i sindaci e i dignitari della regione della Montagna Occidentale e Gharbia si sono riuniti nel distretto di Jabal Al-Gharbi, nel nord-ovest della Libia, per riaffermare il loro sostegno agli sforzi interni facilitati dal deputato di Zawiya Ali Busriba, per raggiungere una completa riconciliazione nazionale ed una riunificazione tra tribù e città.

Oggi, il vicepresidente del Consiglio ha visitato la città di Tarhuna, dove ha incontrato l’Associazione delle famiglie delle vittime di guerra, i membri del consiglio direttivo del comune, deputati, accademici, notabili e attivisti della società civile. Al-Lafi ha ascoltato le loro richieste, nonché le sfide più importanti che la città deve affrontare. Il 26 marzo scorso, il comitato speciale sulle fosse comuni – ritrovate all’interno della città di Tarhuna dopo la fuga del gruppo al-Kani – ha consegnato 13 corpi ai loro parenti dopo essere stati identificati presso l’ospedale di Abu Salim, nella capitale Tripoli.

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