Sud della Libia: Haftar accetta la riapertura dell’aereoporto di Sabha

Di Vanessa Tomassini.

Il maresciallo Khalifa Haftar, comandante in capo del Libyan National Army (LNA) ha accettato di riaprire l’aeroporto di Sabha, nel sud-ovest della Libia, a partire da domani, sabato 7 novembre. L’annuncio della riapertura dell’aeroporto è arrivato in una lettera indirizzata dal maggiore generale Abdul Karim Hadiya al comandante della regione militare di Sabha, in risposta alla sua lettera emessa il 24 settembre e nell’ambito degli accordi raggiunti dal Comitato militare misto a Ghadames.

Il 5 + 5 JMC ha accettato di lavorare immediatamente per l’apertura di voli periodici tra Sabha e Ghadames, con una rapida riabilitazione degli aeroporti se necessario. Secondo la lettera del Maggior Karim Hadiya, l’aeroporto di Sabha verrà aperto dopo essersi assicurati che tutti i servizi di sicurezza operanti in aeroporto siano attivati ​​per proteggere e mettere in sicurezza l’incolumità dei viaggiatori e per non sfruttare l’aeroporto in operazioni sospette, sia nel movimento di persone ricercate dalla giustizia o coinvolti nel contrabbando o in qualsiasi altro tipo di traffico.

Hadiya ha chiesto al comandante della regione militare di Sabha di garantire che tutte le agenzie di sicurezza svolgano pienamente i loro compiti e di adottare le misure richieste dall’autorità per l’aviazione civile per garantire la sicurezza dei cittadini.

Il “Comitato militare dei Dieci”, come lo ha ribattezzato l’inviata ad interim delle Neazioni Unite, Stephanie Williams, aveva annunciato a Ghadames di lavorare anche per la riapertura di strade e collegamenti terrestri tra le città della Libia meridionale e occidentale.

Osama Al-Wafi, Sabha, 2020

Il giornalista e membro della Municiaplità di Sabha, Osama al-Wafi, ci ha spiegato che “il sud è caratterizzato generalmente zone desertiche, quindi le strade sono solitamente chiuse a causa delle condizioni naturali in primavera e in autunno causate dal movimento della sabbia da parte del vento”. Secondo il portavoce, i collegamenti tra Sabha e Brak al-Shati, Tripoli e Ubari sono stati ripristinati nei giorni scorsi.

“Queste strade desertiche sono generalmente aperte dall’organizzazione di ponti e strade. Il problema attuale è che non c’è abbastanza gasolio per le macchine e le attrezzature necessarie a mantenere aperte quelle strade. Ma tutta la sabbia è stata rimossa per le strade principali che collegano le città. La scorsa settimana è stata riaperta la strada Brak e, due giorni fa, è stata aperta anche la strada Ubari-Sabha”. Ha aggiunto Al-Wafi.

Possiamo vedere forze di sicurezza e forze di sicurezza generali e veicoli all’interno della città oltre all’apertura di tribunali e carceri”. Ha affermato il giornalista, parlando della situazione generale di sicurezza nella municipalità dell’estremo sud libico ed ha sottolineato che “ la situazione è nettamente migliorata rispetto al passato e non ci sono forze esterne alla città”.

Per quanto riguarda l’aeroporto internazionale di Sabha, Al-Wafi ha ricordato che lo scalo è tornato perativo quest’anno dopo sei anni di assenza. Ma era stato nuovamente chuso in seguito alla decisione del comandante della regione meridionale (LNA). “Anche se l’aeroporto viene riaperto dall’esercito, le compagnie aeree come Barnik e Burak, non hanno ancora avviato le operazioni. Siamo in contatto con queste compagnie per riprendere l’attività e stiamo aspettando la ripresa dei voli”. Ha spiegato.

Riguardo all’emergenza sanitaria coronavirus, Al-Wafi ha affermato che il lockdown non sta funzionando molto bene soprattutto nel sud. “Alcune strutture medicali hanno bisogno di manutenzione e non erano pronte per affrontare la pandemia. Ma oggi non c’è molta preoccupazione per il virus COVID-19”.

“Il problema principale per la popolazione del Sud della Libia, specialmente a Sabha – ha spiegato ancora Al-Wafi –è la mancanza di infrastrutture, servizi e telecomunicazioni. Abbiamo bisogno di un governo forte e milioni di contanti per questo aspetto. Tutti i servizi sono falliti nemmeno nel 2011, ma anche prima. Dopo quell’anno, tutte le società hanno lasciato la Libia. Alcune aziende hanno fatto manutenzioni parziali ed interrotto i lavori, poi non sono tornate per motivi di sicurezza“.

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