Libia, accordo e condizioni per la ripresa della produzione e delle esportazioni petrolifere

Venerdì 18 settembre, in un discorso televisivo, il generale Khalifa Haftar ha annunciato alla Nazione la decisione di “riprendere la produzione e l’esportazione di petrolio con tutte le condizioni e le misure procedurali necessarie che garantiscano un’equa distribuzione delle sue entrate finanziarie, e di non utilizzarle a sostegno del terrorismo o di essere esposti a rapine e saccheggi, come garanzie per la continuazione delle operazioni”. Haftar ha spiegato che il sollevamento del blocco petrolifero mira a migliorare il tenore di vita dei cittadini, sebbene la National Oil Corporation (NOC) aveva dichiarato ieri che lo status di forza maggiore non può essere sollevata nelle attuali circostanze.
Mustafa Sanallah, presidente del consiglio di amministrazione della NOC, ha affermato che quanto sta accadendo in termini di caos e trattative irregolari, non permette di sollevare la forza maggiore, evidenziando che attualmente ci sono più di cinquanta carri armati riempiti con centinaia di migliaia di tonnellate di materiali idrocarburici altamente infiammabili ed esplosivi. “Abbiamo mercenari stranieri all’interno di queste strutture, e la forza maggiore non può essere sollevata in loro presenza”. Ha dichiarato giovedì Sanallah.
Ad ogni modo, il comandante della Petroleum Facility Guards, il corpo incaricato della sicurezza degli impianti, Naji al-Maghribi, ha indirizzato una lettera alle società affiliate alla NOC annunciando l’autorizzazione a riprendere le operazioni di produzione ed esportazione dai campi e dai porti libici, a partire da oggi, venerdì 18 settembre, sulla base delle istruzioni del comandante generale delle Forze Armate Arabe Libiche, Khalifa Haftar.
L’annuncio di Haftar coincide con la dichiarazione del vice-presidente del Consiglio del Governo di Accordo Nazionale (GNA), Ahmed Maeteeq, che ha confermato il raggiungimento di un accordo con le autorità orientali sul riavvio della produzione per alleviare le sofferenze dei cittadini. Maeteeq ha spiegato che l’iniziativa prevede di riprendere immediatamente la produzione e l’esportazione di petrolio da tutti i campi e porti e porti libici, attraverso la formazione di un comitato tecnico congiunto tra le parti per sovrintendere alle entrate petrolifere e garantire l’equa distribuzione delle risorse. Il comitato controllerà l’attuazione dei termini dell’accordo durante i prossimi tre mesi, a condizione che valuti il proprio lavoro alla fine dell’anno in corso e definisca un piano d’azione per l’anno successivo.
Il dialogo intra-libico è iniziato con la partecipazione e l’interazione positiva di Ahmed Maitiq ai negoziati con l’LNA. Tuttavia, Khalifa Haftar ha avvertito che tutte le iniziative annunciate di qua e di là, sotto gli slogan di una soluzione globale per affrontare la crisi, si sono concluse con un totale fallimento. “I cittadini non possono più fidarsi di più di loro – ha detto Haftar venerdì mattina, aggiungendo che tali iniziative – servono solo per prolungare e complicare la crisi, non riconosce il diritto del popolo di determinare il proprio destino con il suo libero arbitrio, e si preoccupa soltanto di condividere il potere tra i partecipanti”.
Il comandante il capo dell’LNA ha aggiunto che durante “queste iniziative abbellite, di conferenze locali e internazionali, non abbiamo visto il minimo grado di progresso verso una realtà migliore. Il cittadino libico dorme e si risveglia senza fissa dimora, in miseria e povertà, dopo che la crisi si è cristallizzata”. Secondo Haftar i cittadini libici sono stati confinati da una “folle lotta politica, condotta da un gruppo di aspiranti al potere ad ogni costo, anche a spese dell’intero popolo, senza riguardo per i diritti e le esigenze di vita del cittadino, trascurando così la sua sofferenza, che si è aggravata a un livello senza precedenti a causa della lotta sfrenata per il potere”.