4 Paesi esprimono riserve alla risoluzione della Lega Araba sulla Libia

Quattro paesi hanno espresso riserve sulla dichiarazione finale rilasciata dal Consiglio della Lega Araba, a termine dell’incontro dei ministri degli Esteri, sugli sviluppi della situazione in Libia martedì. La dichiarazione in 14 punti sottolinea l’adesione all’unità e la sovranità della Libia, l’integrità territoriale, l’importanza di raggiungere la stabilità, il benessere della sua gente e il suo futuro democratico, respingendo tutti gli interventi stranieri nella sua crisi.
In una dichiarazione, il Ministero degli Affari del Governo di Accordo Nazionale (GNA) ha espresso le riserve della Libia sul settimo punto della risoluzione a partire dalla “richiesta del ritiro delle forze fino alla fine del paragrafo”, e sull’ottava sezione del testo della risoluzione, che accoglie favorevolmente tutte le iniziative per risolvere la crisi libica, tra cui la Dichiarazione del Cairo, sottolineando che chiunque voglia svolgere il ruolo di mediazione deve trovarsi alla stessa distanza da tutte le parti senza schierarsi per una o l’altra fazione. La nota ha aggiunto che “poiché il governo di Al-Wefaq, il governo legittimo, non è stato invitato o consultato su questa iniziativa, questa non si basa sui termini di riferimento per un accordo politico in Libia, sia che si tratti di quello firmato a Skhirat, dell’iniziativa di Berlino, o della risoluzione del Consiglio di sicurezza 2510, lo stato della Libia esprime riserve sul testo completo dell’ottavo paragrafo”.
Anche Qatar, Tunisia e Somalia hanno espresso riserve sul documento della Lega Araba. In particolare, la Tunisia ha riserve sull’ottavo punto della risoluzione, così come sull’ultima riga del settimo paragrafo, che avverte de “le conseguenze del proseguimento delle azioni militari per spostare le linee su cui le parti sono attualmente presenti al fine di evitare l’espansione dello scontro”. La Somalia non accetta il punto 7, il punto 8 e il punto 11 del progetto di risoluzione, che è stato preparato dal mini comitato di redazione composto da Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco e Libia.
Il Qatar ha accettato che sia il Sultanato dell’Oman a presiedere il Consiglio sulla necessità di eliminare o modificare i due articoli contestati, 8 ed 11 riguardanti Libia ed Egitto, dal progetto di risoluzione, e di presentarli al Segretario Generale della Lega Araba per il loro studio, sottolineando che se questo non verrà accettato, si riserverà sui punti 7 ed 8.
Il settimo punto “conferma il rifiuto di tutti gli interventi illegali stranieri che violano leggi, decisioni e norme internazionali e contribuiscono alla diffusione di milizie armate terroristiche che cercano di diffondere idee di estremismo e alimentare la violenza e il terrorismo. Domanda il ritiro di tutte le forze straniere presenti sul territorio libico e nelle acque territoriali libiche. Avverte delle conseguenze della continua azione militare per spostare le linee su cui le parti sono attualmente al fine di evitare un’espansione dello scontro”.
L’ottavo punto recita: “Accogliamo con favore tutte le iniziative, gli sforzi internazionali e gli sforzi dei paesi vicini volti a fermare le operazioni militari e a riprendere le operazioni politiche in Libia sotto gli auspici delle Nazioni Unite, e in questo contesto accogliamo con favore la Dichiarazione del Cairo sulla Libia emessa il 6 giugno 2020, che si basa sul fatto che la soluzione in Libia deve fondarsi sull’accordo politico libico e sulle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza, nonché sui risultati della Conferenza di Berlino e dei precedenti vertici e sforzi internazionali che hanno portato a una soluzione politica globale che apprezza le chiare fasi di attuazione nei percorsi politici, di sicurezza ed economici e il rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale, nonchè la richiesta di tutti i partiti libici e internazionali di impegnarsi positivamente con queste iniziative”.
L’articolo undici sottolinea invece “l’importanza delle Nazioni Unite e della comunità internazionale obbligando tutte le parti esterne a rimuovere i mercenari da tutte le terre libiche e a lavorare per unificare le istituzioni militari e di sicurezza in Libia sulla strada di una soluzione politica, smantellando le milizie e consegnando le loro armi in conformità con le conclusioni della Conferenza di Berlino”.
In un contesto correlato, il presidente del Consiglio del GNA libico ha chiesto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di istituire una missione internazionale incaricata di monitorare ed investigare sui crimini di guerra e contro i diritti umani commessi in Libia. La proposta è stata benvenuta dall’Unione Europea, dall’Unione Africana, dalla Missione di Sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) e da un certo numero di Paesi. Il raggiungimento della verità e della giustizia attraverso un organismo internazionale neutrale rappresenta un punto di slancio per la ripresa del dialogo tra le parti, nonché per il processo democratico a cui i libici aspirano.