Sirte. I libici commemorano il 105° anniversario della battaglia di Gardabiya

Di Vanessa Tomassini.

Mercoledì il comune di Sirte ha commemorato il 105 ° anniversario della battaglia di Gardabiya (o Al-Qaradabiya), combattuta dai libici contro l’occupazione italiana. Dozzine di persone hanno partecipato all’evento, organizzato dalla municipalità, di fronte al memoriale nell’area di Abu Hadi. Durante la cerimonia sono stati recitati canti e poesie del poeta Ali Al-Hamali, che raccontavano il sacrificio dei martiri libici e l’epopea nazionale, dopo la visita al cimitero dei caduti in battaglia. Gardabiya, a sud di Sirte, il 29 aprile 1915 vide di fronte libici e soldati italiani. È considerata una battaglia spartiacque nella storia degli scontri contro il colonialismo e viene ricordata in Libia come la battaglia dell’unità nazionale, in quanto vide partecipare fianco a fianco tutte le tribù libiche.

La municipalità di Sirte ha ricordato che la battaglia di Gardabiya segnò l’inizio del declino del controllo italiano. Durante la celebrazione, Salem Amer, capo del Consiglio locale di Sirte, ha rinnovato “l’alleanza e il mandato per la leadership militare, affinché guidi il paese e liberi il resto delle città libiche riportandole nel seno della cara patria”. La commemorazione ha ricordato che la battaglia di Gardabiya è stata combattuta per tutti i libici. Alla cerimonia hanno partecipato il presidente e i membri del Consiglio esecutivo della municipalità di Sirte, il direttore della direzione della sicurezza, il capo dell’amministrazione centrale per la sezione di supporto centrale, il coordinatore sociale del comando generale della municipalità, il rettore dell’Università di Sirte, il segretario generale dell’Università, il presidente del comitato direttivo dell’autorità per gli investimenti dell’acqua industriale della regione centrale, il presidente e i membri del Consiglio di amministrazione e sociale delle tribù della Sirte, i direttori dei settori del controllo finanziario e degli alloggi, le famiglie dei martiri, delle vittime del terrorismo e delle persone scomparse a Sirte, nonché i direttori e i funzionari delle principali compagnie e società di servizi, compresa la Libia Telecom Company.

Nell’anniversario del 2011, Muammar Gheddafi, sotto attacco della Nato, tenne un discorso televisivo rivolgendosi all’Italia: “Pensavamo di trattare con una nazione civile, ma con mio rammarico in questa ricorrenza invece di festeggiare la chiusura di questo triste capitolo ci troviamo oggi con un nuovo colonialismo italiano. Avete commesso un crimine, l’ha commesso il mio amico Berlusconi, l’ha commesso il Parlamento italiano. Ma ci rendiamo conto che non esiste un Parlamento in Italia, né tanto meno la democrazia. Solo l’amico popolo italiano vuole la pace”. Parole mai state così attuali se guardiamo ai recenti dibattiti nell’Aula del nostro Parlamento.

La Libia passò sotto l’amministrazione italiana il 18 ottobre 1912 con la firma del trattato di Losanna, fra l’Italia e l’impero ottomano che pose fine alla guerra italo-turca. La campagna di Libia iniziò il 9 gennaio 1913, quando Roma istituì due separati governatorati, uno per la Tripolitania affidato al generale Ottavio Ragni e uno per la Cirenaica sotto l’egida del generale Ottavio Briccola. Dopo la conclusione della Guerra Italo-Turca, i problemi con le popolazioni arabe che rifiutavano l’occupazione continuarono. Il Trattato di Losanna non scongiurò la continuazione dell’azione di emissari ed ufficiali turchi che continuarono nella loro opera destinata a fomentare il disordine e l’odio contro le autorità italiane. Infatti, anche se le truppe turche a campagna conclusa furono rimpatriate, alcuni ufficiali fra cui Enver bey rimasero in Libia osteggiando l’azione del governo con l’appoggio della confraternita dei Senussi. Con l’inizio della prima guerra mondiale, la scarsezza di truppe non consentì all’Italia di gestire i presidi in condizioni di sicurezza. L’attività di resistenza libica si intensificò, grazie anche ai notevoli afflussi di armi e materiali provenienti dalla frontiera con l’Egitto e le divisioni italiane inviate in Libia rientrarono in gran parte in Italia per essere poi smobilitate.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: