Intervista al presidente dell’Alto Consiglio Sociale Twareg in Libia

Di Vanessa Tomassini.

Continua la nostra serie di interviste dedicate al sud della Libia, per cercare di comprendere dai diretti interessati quali sono le situazioni che i libici vivono nella regione meridionale, sotto l’aspetto politico e di sicurezza, nonchè umanitario. Oggi abbiamo avuto l’onore di incontrare lo sceicco Moulay Gedidi, presidente dell’Alto Consiglio Sociale dei Twareg in Libya.

Signor Gedidi grazie innanzitutto di aver accettato questo invito. Lo scorso 6 ottobre una delegazione del Consiglio Sociale dei Twareg ha visitato la città di Tarhouna. Cosa ne pensa della corrente guerra a Tripoli?

“L’Alto Consiglio Twareg non ha assegnato a nessuno la questione”.

Il mese scorso lo sceicco Mohammed Ali Al-Ansari è stato rapito ad Aubari da Tebu. Come sono i rapporti con i Tebu oggi?

“Il rapporto tra Twareg e Tebu è buono da quando è finita la guerra di Ubari e la violazione di ogni individuo viene gestita con saggezza”.

Come valuta la situazione generale di sicurezza nel sud della Libia?

“La situazione della sicurezza nel sud della Libia è buona in alcune aree e instabile in altre aree. Fino ad ora non ci sono reali soluzioni da parte delle autorità competenti, che si intendono a riguardo”.

Ci aiuta a capire costa sta accadendo nella città di Murzuq?

“Quello che sta succedendo a Murzuq è un problema molto pericoloso che potrebbe riflettersi negativamente anche sui paesi vicini se non viene gestito seriamente, è più grande dei Tebu e più grande della popolazione di Murzuq perché ha estensioni interne ed esterne”.

Pensa che la guerra a Tripoli abbia creato nuove divisioni tribali nel sud della Libia?

“Si ci sono chiare riflessioni nel sud, che hanno colpito tribù, città e villaggi, come risultato della divisione politica”.

Cosa ne pensa delle accuse di corruzione da parte del presidente Abdullah al-Thini nei confronti di membri del Parlamento del Sud della Libia?

“Se ci sono prove del coinvolgimento di un numero di rappresentanti parlamentari del Sud in casi di corruzione, la magistratura li giudicherà”.

Pochi giorni fa 3 giovani Twareg sono stati trovati morti, mentre cercavano di attraversare il Mediterraneo. Quali sono le motivazioni che spingono i giovani Twareg a lasciare il proprio Paese?

“Penso che il fenomeno della migrazione attraverso il mare sia nuovo per la società libica, forse le circostanze e le difficoltà di vita sono la spinta per andare al mare allo scopo di cercare una vita migliore. Questo è grave ed un problema davvero pericoloso, le autorità competenti devono trovare le giuste soluzioni”.

E’ vero che ci sono molti Twareg in Libia senza documenti e numeri nazionali?

“È vero e confermato con i numeri, questo argomento è andato avanti per decenni, nè il regime passato né i Governi successivi hanno preso le misure necessarie per porre fine a questa sofferenza. Queste persone vivono in una situazione umanitaria molto difficile. Laddove non possono viaggiare nemmeno per le terapie, per lo studio o per l’Hajj per esempio (l’Haji è il pellegrinaggio tradizionale alla Mecca per i musulmani, rappresenta il quinto pilastro dell’Islam ndr), non possono partecipare alla vita politica, non potendo esercitare il loro diritto di voto alle elezioni. Tutto ciò avviene nonostante le loro procedure siano pronte da decenni presso l’autorità dello stato civile di Tripoli. Penso che la soluzione risieda nel rapido processo dei loro fascicoli”.

Cosa potrebbe fare la Comunità internazionale per aiutare il sud della Libia?

“La comunità internazionale deve assumersi la responsabilità della loro interferenza nella situazione libica del 2011. La comunità internazionale ha partecipato alla produzione dell’attuale sofferenza libica, quindi devono sistemare ciò che hanno rovinato con la ricostruzione della Libia. L’Italia in primis, perchè è il Paese più danneggiato dalla situazione attuale e la stabilità della Libia è nel suo interesse”.

Vuole aggiungere qualcosa alle mie domande signor Gedidi?

“Apprezzo il suo interesse e la sua devozione per conoscere la verità su ciò che sta accadendo nel mio caro paese, la Libia”.

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