L’UE chiede un’indagine sul migrante ucciso dalla Guardia Costiera libica

Venerdì l’Unione europea ha condannato l’uccisione di un migrante sudanese da parte della Guardia costiera libica, affermando che l’uso di proiettili contro civili vulnerabili e la reclusione sono misure inaccettabili.

Una portavoce dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, ha affermato che l’UE ha invitato le autorità libiche ad avviare un’indagine approfondita ed indipendente per chiarire le circostanze di questa morte e adottare le misure necessarie affinchè simili incidenti non si ripetano.

Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), presente sul posto al momento dei fatti, l’uccisione sarebbe avvenutagiovedì nel porto di sbarco di Abu Sitta, a Tripoli, dove erano stati appena riportati 103 migranti recuperati in mare. Quando alcuni hanno cercato di scappare dalle guardie, per evitare di essere riportati nei centri di detenzione, gli uomini armati hanno iniziato a sparare in aria. Sebbene i media hanno da subito accusato la guardia costiera libica, non è chiaro se a sparare siano stati guardacoste o gli uomini dell’Anti-immigrazione illegale del Ministero dell’Interno, a cui solitamente vengono consegnate in custodia le persone recuperate in mare e riportate sulla terra ferma. I rapporti parlano infatti di “uomini armati”.

Il sudanese sarebbe stato ferito allo stomaco da un proiettile. Il migrante sarebbe morto due ore dopo in una clinica della capitale libica, dove era stato trasportato d’urgenza dallo staff dell’OIM.

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