Saif al-Islam Gheddafi sarà l’uomo che unirà la Libia

Di Vanessa Tomassini.
Jean-Yves Ollivier, un uomo d’affari francese che ha lavorato principalmente nello scambio di materie prime con i mercati emergenti ed è stato attivo nel campo della diplomazia parallela per molti anni, già presidente della Fondazione Brazzaville, ha dichiarato al quotidiano britannico “The Times”, che Saif al-Islam Gheddafi, figlio del rais deposto dal raid aereo della NATO “è un simbolo della riconciliazione” ed avrà un ruolo decisivo nell’unificazione del Paese nordafricano.
“Non discutiamo di politica, ma mi passa i messaggi. Vuole elezioni ed è convinto che se andrà alle elezioni ci saranno due milioni di Gheddafisti dietro di lui, quindi vincerà” ha aggiunto Jean-Yves Ollivier, spiegando che il delfino libico “è stato condannato a morte da un tribunale di Tripoli nel 2015, ma la sentenza non è stata eseguita poiché la Libia è scesa nel caos”.
Gli sforzi per riabilitare Saif al-Islam, la “spada dell’islam” in arabo, e riportare la famiglia Gheddafi nell’arena politica, hanno incluso la richiesta alla Corte Penale Internazionale (CPI) di riconsiderare il mandato di cattura contro di lui e una sfida legale sulla ricevibilità della CPI. Secondo Olliver, “la corte emetterà una sentenza entro il prossimo 28 settembre”.
Gli sforzi dietro le quinte per riunire tutte le fazioni della Libia in un unico tavolo hanno comportato un complesso processo di concessioni. Al centro dell’iniziativa di riconciliazione c’è la consapevolezza che non è possibile una pace duratura senza la reintegrazione dei lealisti di Gheddafi nell’arena politica. Si stima che i 6,2 milioni di cittadini della Libia includano oltre 500.000 Gheddafisti che vivono in esilio all’estero e circa 1,5 milioni di sfollati dalle loro case in Libia. “Aggiungete a questi la nostalgia dei Gheddafisti, che dicono che quando Gheddafi era al potere, il paese aveva sicurezza”, ha detto il presidente della Fondazione Brazzaville, che è al centro degli sforzi di riconciliazione concludendo che “non puoi ignorare queste persone. La voce di tutti i libici deve essere ascoltata”.