L’Italia continua a far discutere tra dichiarazioni, smentite, articoli provocatori e i tweet dell’ambasciatore

Di Vanessa Tomassini.

Se il nuovo Governo pensa che i libici non leggano il giornale, si sbaglia. I media libici sono particolarmente attenti a riprendere, interpretare e strumentalizzare anche la colonnina più nascosta dell’ultimo dei giornali locali, figuriamoci cosa accade se quotidiani come “Il Giornale” ed “Huffington Post” titolano “Ora la Trenta avverte la Francia: In Libia la leadership è nostra”. Le dichiarazioni, che il ministro sicuramente avrà modo di chiarire, arrivano poco dopo quelle del Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, di hotspot nel Sud della Libia. Che ci sia una rivalità tra Italia e Francia in Libia era già chiaro da tempo, ma se il Governo italiano pensa di vincere questa guerra a suon di frecciatine sui social e dichiarazioni strampalate si sbaglia di grosso.

Infatti la Francia, da sempre più lungimirante sia sul piano mediatico che su quello meramente strategico risulta essere molto più avanti dell’armata Brancaleone italiana. Ma andiamo per gradi nell’analizzare quest’escalation di indignazione. Durante la prima missione a Tripoli, il ministro Salvini aveva parlato di hotspot nel sud della Libia, salvo poi precisare nel confine Sud all’esterno del paese. Ma l’allarme per i libici era già suonato, non perché i francesi avessero avuto il tempo di tradurre in arabo il tweet del ministro, ma perché la diretta della conferenza stampa congiunta con il vice presidente, Ahmed Maiteeq, veniva trasmessa live da diversi canali arabi come Al-Jazeera.

Poi è stata la volta del secondo passo falso quando agenzie di notizie come La Stampa ed Agenzia Nova, hanno scritto dell’imminente inizio di una “missione italiana” con una “base militare” a Ghat, nella regione meridionale del Fezzan riportando, forse erroneamente, informazioni attribuibili al Viminale. Anche in questa occasione l’ambasciatore d’Italia a Tripoli, impegnato ad ammirare gli orizzonti di Cirene prima, ed opere d’arte con una fotografa nella capitale poi, ha dato smentita su Twitter con 3 o 4 giorni di ritardo parlando di rumors e notizie false, dando tutto il tempo ad Haftar di fare un comunicato contro una generica base militare straniera nel sud del paese e alle tribù di riunirsi, far occupare l’aeroporto e diffondere un comunicato in cui si parlava di “resa dei conti”.

Così mentre l’ambasciatore Perrone cinguetta “Oggi a Tripoli la Commissione italo-libica contro immigrazione illegale ha iniziato attuazione piano Matteo Salvini per rafforzamento capacità libiche nei salvataggi e monitoraggio frontiere sud, accelerazione rimpatri e ricollocamenti, miglioramento centri. #Fattinon parole”, i libici sui social esprimono le loro preoccupazioni per le espressioni del Ministro della Difesa ricordando il giorno che Berlusconi si inchinò a baciare le mani di Gheddafi. L’impopolarità italiana è sempre più evidente, ad eccezione fatta ovviamente per il Governo di Accordo Nazionale e per gli islamisti di Misurata, un rapporto anch’esso vacillante, messo alla prova dalla foto dell’ambasciatore Perrone con Haftar in una stanza che sui social qualcuno descriveva come “una caffetteria” per via delle tazzine sui tavoli.

I libici auspicavano davvero un cambio di strategia della politica italiana in Libia, ma non sicuramente che il nuovo Governo facesse dichiarazioni così strampalate o aumentasse il supporto ad un Governo non riconosciuto. Basti pensare che negli ultimi sondaggi dell’International Foundation for Electoral Systems (IFES), il 52% dei libici dichiara di non avere alcuna fiducia nel Consiglio Presidenziale, e solo il 3% dei libici riconosce il Governo di Accordo Nazionale come credibile. Da ciò è facilmente immaginabile che qualsiasi decisione presa con l’autorizzazione, o il consenso, di questo Governo non godrà mai di alcuna stima da parte del popolo libico. Ciò non significa che si debba passare dalla parte di Haftar, che ad ogni modo è visto come interlocutore legittimo anche dall’Italia, dopo che la diplomazia francese lo ha coinvolto in tutte le iniziative internazionali, sebbene non rappresenti un capo di Governo.

Ma la lungimiranza francese va ben oltre. Se l’Italia si pone ad un livello quasi di superiorità ed indifferenza, ricordando ad alcuni il modo di fare della Fratellanza e ribadendo ad ogni occasione di essere l’unico paese ad avere una sede diplomatica in Libia, la Francia sempre composta consiglia all’uomo forte di Tobruk strategie vincenti che gli hanno permesso di estendere la sua popolarità tra i libici. Una di queste è stato coinvolgere sempre più gli esponenti del precedente regime, garantendogli la simpatia dei gheddafisti fino ad oggi legati alla figura di Saif al-Islam Gheddafi che sembra ritardare la sua apparizione pubblica. Ne è la conferma il meeting delle forze nazionali a Bengasi a maggio, anticipato in esclusiva da Notizie Geopolitiche, e più di recente la nomina del generale Ibrahim al-Sahban, che aveva guidato gli sforzi dei governativi contro gli insorti a Nafussa nel 2011, come capo di stato maggiore delle forze di terra dell’esercito orientale.

Secondo alcune nostre fonti, anche il Ministro della Difesa di Tripoli, sospeso per la strage di 155 persone innocenti nella base di Brack al-Shati, avrebbe provato ad attirarsi le simpatie di una parte di gheddafisti, sempre più divisi, pagando la difesa del figlio del rais, Hannibal Gheddafi, ingiustamente detenuto in Libano.

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