Nel contrasto all’immigrazione clandestina, la comunità internazionale in Libia deve fare i conti con due ministri dell’Interno

La Libia a 12 anni dal rovesciamento del regime di Muammar Gheddafi, resta divisa tra due amministrazioni parallele. Il governo di unità nazionale con sede a Tripoli, riconosciuto dalla Comunità internazionale, e l’esecutivo di stabilità con sede nell’est, nominato dal parlamento. Questa divisione amministrativa ha ripercussioni non solo internamente, a livello di municipalità e tessuto tribale, ma anche per la Comunità internazionale che si trova a dover fare i conti con una crisi di legittimità delle istituzioni libiche. In questo contesto assume particolare rilevanza il ruolo dei ministri degli interni. La posta in gioco è alta, dal contrasto all’immigrazione illegale e terrorismo alla sicurezza comune.

La sicurezza del Paese nordafricano è attualmente gestita da due ministri: Emad Trabelsi da Zintan, da un lato, e Issam Buzriba, dall’altro. Quest’ultimo rappresenta una figura emblematica nel bilancio di potere dei due esecutivi, originario di Zawiya, città nella Libia occidentale che ha registrato di recente un considerevole sviluppo, oggi fa parte del governo guidato da Osama Hammad, attivo nell’est e nel sud del Paese.

A partire dal 2022, abbiamo assistito ad un incremento delle partenze di migranti dalla Cirenaica, tanto che il Governo italiano è stato costretto ad invitare a Roma e scendere a patti con il generale Khalifa Haftar. Issam Buzriba, come ministro dell’interno, è intervenuto sia nella regione meridionale che in quella orientale e, negli ultimi mesi, le partenze dalla Libia orientale si sono quasi azzerate grazie anche alla collaborazione con le autorità egiziane. Dall’altro lato invece, nella Libia occidentale, le partenze sono aumentate drammaticamente, con Emad Trabelsi praticamente incapace di imporre il proprio controllo sulle città costiere occidentali come Zuwara, attuale principale centro delle partenze per migliaia di migranti.

Il capo del governo di unità nazionale, dopo l’invito al dialogo dell’inviato Onu, Abdoulaye Bathily, agli inizi di dicembre, ha sborsato centinaia di migliaia di dollari a milizie e gruppi armati della regione occidentale. Dabaiba ha ordinato il pagamento di circa 60 milioni di dinari, equivalenti a oltre 10 milioni di euro, all’apparato di supporto alla stabilità guidato da Abdulghani al-Kikli, 60 milioni di dinari alla forza di contrasto al terrorismo, 60 milioni alle guardie degli stabilimenti petroliferi, 100 milioni al Centro per gli studi strategici, alias il miliziano di Misurata, Abdulsalam Zubi. Non è tutto, Dabaiba ha previsto il pagamento di 60 milioni di euro per il fratello del ministro Trabelsi, meglio noto con il soprannome di “Fraula”. Non si trattano di finanziamenti straordinari a favore di agenzie di sicurezza, ma una prassi consolidata per mantenere quella apparenza di calma sul terreno. Secondo i dati diffusi dalla Banca centrale della Libia (Bcl), il ministro Emad Trabelsi da solo ha speso nel corso del 2023 oltre 3 miliardi di dinari libici.

Nonostante le folli spese per finanziare le milizie e agenzie di sicurezza, l’invasione di migranti dalla Libia prosegue, la situazione di sicurezza resta instabile con conflitti minori registrati in diverse città della Libia occidentale e la situazione dei diritti umani continua a destare preoccupazioni nella comunità internazionale. Come ha ricordato l’inviato Onu, nel suo ultimo briefing al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il 18 dicembre, “Il 29 ottobre sono scoppiati pesanti scontri nella città di Gharyan (100 km a sud di Tripoli) tra due coalizioni di gruppi armati locali. I combattimenti si sono conclusi rapidamente, anche se, secondo quanto riferito, hanno provocato feriti, perdite di vite umane e danni a proprietà pubbliche e private. Negli ultimi mesi, l’espansione militare nella regione occidentale, con particolare attenzione ai valichi di frontiera di Ras Jadir e Ghadames, ha portato ad un aumento della tensione nelle città vicine come Zuwara adiacente a Ras Jadir e Ghadames.

La situazione è migliore nella Libia orientale e meridionale dove l’apparato di sicurezza gestito da Issam Buzriba collabora con le forze armate. Nonostante un budget limitato, considerato che la Banca centrale ha continuato a riconoscere l’esecutivo di Tripoli nel corso del 2023, il ministero dell’Interno di Bengasi è riuscito a riattivare le istituzioni di sicurezza nel Fezzan, avviando un programma di riconciliazione sociale che ha visto il coinvolgimento di influenti tribù come Twareg e Tebu. Ha collaborato nelle operazioni di sicurezza contro i trafficanti, riuscendo a mantenere una pace sociale, pur facendo fronte ai tentativi di destabilizzazione di attori della regione occidentale.

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