Un progetto italiano per la formazione di ostetriche libiche

“La salute delle mamme e dei bambini libici passa dalla formazione delle ostetriche,” afferma il dottor Marco Nedbal, Direttore del reparto Pediatria dell’Ospedale di Gallarate che ha già formato diciotto ostetriche libiche sui temi dell’emergenza e della rianimazione neonatale. “Quella dello scorso dicembre è stata un’esperienza di formazione rivolta a operatori sanitari libici. Poi il rientro in Italia e la routine di sempre. La guerra in corso in Ucraina ha richiamato alla memoria motivazioni, senso e valore di quelle giornate”. Afferma il dottor Nedbal in una intervista pubblicata dal quotidiano online locale “Varese Press”.
Ad accompagnarlo nelle attività di formazione alle ostetriche libiche, c’erano il dottor Rossano Rezzonico, già Direttore della Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Rho e il dottor Alessandro Alfei, Dirigente Medico del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Rho. “Da sempre l’ambito sanitario costituisce un valido modo per costruire un dialogo tra persone e gruppi molto distanti. Ideologicamente e culturalmente, se non addirittura in conflitto – racconta il dottor Nedbal – Per tale motivo ho aderito molto volentieri alla iniziativa effettuata tramite l’organizzazione non governativa ICU (Istituto per la Cooperazione Universitaria) di Roma. Ho partecipato come istruttore al corso ‘Emergenze in sala parto e addestramento alla rianimazione del neonato e del bambino’. Rivolto a un gruppo di ostetriche della Libia, nazione in grande difficoltà per la sua situazione politica. Paese instabile con zone di guerriglia complicata dalla difficile gestione dei profughi. Il nostro obiettivo era insegnare a fare le prime manovre cliniche in maniera corretta in una fascia d’età che va dal pre-parto fino ai 5-6 anni di vita”.
Il dottor Nedbal non è nuovo a simili iniziative, ricorda Varese Press citando un’esperienza di formazione analoga nel marzo 2019. “Poi la pandemia aveva interrotto queste trasferte. Il corso, alla seconda edizione, si è tenuto in Tunisia ad Hammamet, perché la Farnesina non autorizza, per ragioni di sicurezza, l’ingresso per tali attività in territorio libico,” prosegue il direttore auspicando una terza edizione dell’iniziativa. “Stiamo valutando di allargare il progetto coinvolgendo operatrici e operatori sanitari delle aree rurali tunisine. È tutto ancora allo studio. Vorremmo mantenere una cadenza almeno annuale”.
Il corso comprendeva una prima parte di rianimazione neonatale e di rianimazione pediatrica, tenuto dal dottor Rezzonico e dal dottor Nedbal. Una seconda parte relativa alle emergenze ostetriche in sala parto era affidata al dottor Alfei. “Gli insegnamenti sono stati molto impegnativi. Usavamo principalmente la lingua inglese e un po’ di francese per comunicare, con l’aiuto di un traduttore. Avevamo preparato le diapositive in arabo per facilitare le lezioni frontali. In questo tipo di lezioni una parte importante è quella delle esercitazioni pratiche con i manichini, dove singolarmente si applicano e si verificano le manovre apprese durante la parte teorica. Manichini che, al termine, abbiamo lasciato affinché le ostetriche possano trasferire ad altre colleghe le competenze acquisite. Generando a loro volta formazione, innescando così un circolo virtuoso”.