Ancora partenze di migranti dalle coste libiche verso l’Italia

Di Vanessa Tomassini.
La Libia prosegue la sua lotta all’immigrazione clandestina, continuando ad essere uno dei principali Paesi di transito per migliaia di migranti che ogni settimana cercano di compiere la pericolosa traversata del Mediterraneo. Martedì la Stability Support Force di Hassan Busriba, in collaborazione con la Coastal Relief Agency di Zawiya, ad ovest di Tripoli, ha riferito di aver fermato un altra imbarcazione carica di migranti diretta verso le coste italiane. Il gruppo ha dichiarato a Speciale Libia di essere impegnato notte e giorno negli ultimi giorni per fermare questo fenomeno. Il membro del Parlamento di Zawiya, Ali Busriba, ha confermato che la Stability Support Force sta facendo un lavoro straordinario senza il sostegno di alcun partito straniero, sottolineando che il primo obiettivo di queste operazioni contro i trafficanti di esseri umani è ristabilire il prestigio dello Stato e delle sue agenzie di sicurezza, liberando la Libia dalla piaga dell’immigrazione clandestina.
E’interessante notare che, in passato, alcuni elementi della Guardia Costiera libica, o appartenenti a gruppi armati attivi nella regione occidentale, sono stati più volte accusati di complicità con i trafficanti, così come alcune ONG europee impegnate in attività di soccorso e ricerca in mare al largo della Libia. In particolare, le indagini hanno dimostrato che alcune ONG sarebbero in contatto diretto con i trafficanti, guadagnandosi l’appellativo di “taxi del Mediterraneo”.
Di recente, un’ordinanza collegiale del Consiglio di giustizia amministrativa ha predisposto il fermo della nave Sea Watch 4, in quanto – dopo essere giunta al porto siciliano di Trapani con 456 migranti recuperati in diverse operazioni – è stata trovata dalle autorità italiane “in assenza di specifiche prescrizioni sulle caratteristiche tecniche delle unità di salvataggio, il servizio di pattugliamento, ricerca e soccorso in mare deve avvenire in condizioni di sicurezza per le stesse persone soccorse, per l’equipaggio (riguardo, tra l’altro, alla sufficienza dei servizi igienici e ad adeguate turnazioni del personale), per la navigazione, per l’ambiente; condizioni che allo stato non sono riscontrabili a bordo”. L’ordinanza prevede che il fermo decadrebbe nel caso in cui la Ong apportasse modifiche alla nave, adeguandosi alle prescrizioni dettate dall’amministrazione o modulando il servizio alle condizioni strutturali della nave.