Dabaiba e Al-Manfi partecipano alle celebrazioni del 17 Febbraio

Di Vanessa Tomassini.
Il nuovo Presidente del Consiglio, Muhammad Al-Manfi, e il Primo Ministro del nuovo Governo temporaneo, Abdul Hamid Dabaiba, sono arrivati nel pomeriggio in piazza Martiri, nella capitale Tripoli, per partecipare alle celebrazioni del decimo anniversario della Rivoluzione del 17 febbraio. In una Tripoli illuminata a festa, animata martedì sera da un suggestivo spettacolo pirotecnico, in migliaia si sono riversati in strada, sollevando le bandiere dell’indipendenza, intonando i canti in nome della rivoluzione che ha rovesciato il regime del colonnello Muammar Gheddafi che ha governato il paese nordafricano per oltre 42 anni.
Presidente e Primo Ministro incaricati sono giunti nel centro della capitale per partecipare ai festeggiamenti, in mezzo a un pesante dispiegamento di sicurezza volto a garantire il tranquillo svolgimento delle celebrazioni e prevenire eventuali violazioni, secondo quanto dichiarato dal Ministero dell’Interno nel Governo di Accordo Nazionale (GNA).
Il decimo anniversario della Rivoluzione arriva quest’anno dopo che sono stati raggiunti due importanti traguardi: la fine della guerra con l’accordo delle parti e dei loro sostenitori stranieri al cessare il fuoco, e la scelta di una nuova autorità esecutiva, mediante un sistema di voto delle liste che ha coinvolto 75 rappresentanti libici, nelle ultime sessioni di dialogo che si sono concluse a Ginevra lo scorso 5 febbraio.
In migliaia sono scesi in piazza anche a Bengasi e Misurata. Ma non sono mancati gli incidenti. A Sabha, nella Libia meridionale, almeno 20 persone sono rimaste ferite dall’esplosione di un colpo di mortaio, secondo quanto dichiarato dal portavoce del Consiglio comunale Osama al Wifi. Tre di loro, ha aggiunto il portavoce, sono stati trasferiti d’urgenza a Tripoli per via della mancanza di personale medico sanitario nell’unico centro medico locale, Sabha Medical Center.
Come è avvenuto negli ultimi cinque anni, le polemiche hanno accompagnato i festeggiamenti. Tra le difficili condizioni di vita, la crisi di elettricità, carburante, la continua mancanza di liquidità nelle banche, la progressiva svalutazione del dinaro e i prezzi elevati, i problemi di sicurezza, gli sfollati, l’invasione da parte di truppe straniere, e l’assenza di servizi di base, in molti si chiedono cosa ci sia da festeggiare.
I libici ovviamente hanno opinioni contrastanti, ed entrambe le fazioni sembrano aver ragione. Dipende da come la si voglia vedere. I sostenitori del 17 febbraio separano gli ideali della rivoluzione, che credono abbia raggiunto il suo obiettivo di porre fine alla un regime dittatoriale che ha governato il paese per più di quattro decenni, in cui le libertà sono state soffocate e le istituzioni dello stato moderno smantellate, dallo stato di fallimento attuale. Dall’altra parte invece, vedono in Febbraio l’inizio della fine. C’è chi accusa il precedente regime dell’attuale tragedia e chi invece rimpiange la sicurezza e lo splendore dello Stato del precedente sistema.
Le manifestazioni spontanee rappresentano un nuovo grido alla libertà. Il 17 Febbraio assume una nuova interpretazione, il desiderio di milioni di libici di completare un percorso iniziato 10 anni fa, costruendo uno Stato moderno e giusto, per tutti. Pur soffrendo per lo status quo in cui versa il loro Paese, i giovani libici restano attaccati ai principi ispiratori della rivoluzione del 2011, prevale l’auspicio che l’era del caos finisca, e che finalmente la politica possa farsi portatrice delle ispirazioni del proprio popolo anzichè soffocarle.