Almeno 45 persone sono morte a largo delle coste libiche, il peggior naufragio del 2020

Una barca che trasportava dozzine di migranti diretti in Europa si è capovolta nel Mar Mediterraneo, al largo della Libia, e almeno 45 persone sono annegate o risultano disperse, secondo IOM ed UNHCR. Le agenzie delle Nazioni Unite hanno descritto l’incidente come il naufragio con il maggior numero di vittime al largo delle coste del paese nordafricano dall’inizio del 2020. La barca della morta, stava trasportando almeno 82 migranti, quando si è capovolta in seguito all’esplosione del motore.

Trentasette sopravvissuti, principalmente provenienti da Senegal, Mali, Ciad e Ghana, sono stati soccorsi da pescatori locali e successivamente consegnati ai funzionari libici a terra, che li hanno trasferiti nei centri di detenzione come da procedura.

Sempre secondo il comunicato congiunto di UNHCR ed IOM, i sopravvissuti hanno riferito che 45 persone, tra cui cinque bambini, erano annegate al largo della costa occidentale della città di Zuwara.

Alarm Phone, un gruppo di supporto indipendente per i migranti che attraversano il Mediterraneo, ha detto di aver ricevuto sabato una chiamata da qualcuno su una imbarcazione di migranti -in preda al panico e urlando- avvisando che i passeggeri stavano per morire.

I migranti, tra cui cinque donne, due delle quali incinte, hanno detto che il motore della barca aveva smesso di funzionare e non avevano né cibo né acqua. Alarm Phone ha affermato di aver allertato le autorità libiche, maltesi, italiane e tunisine, indicando di aver fornito loro i dettagli rilevanti sulla barca. Al momento non è chiaro se si tratta della stessa barca che si è capovolta al largo di Zuwara.

“Esortiamo gli stati a rispondere rapidamente a questi incidenti”, hanno detto le agenzie delle Nazioni Unite. “I ritardi registrati negli ultimi mesi e la mancata assistenza sono inaccettabili e mettono a rischio vite umane”. Hanno sottolineato.

Il naufragio è stato l’ultimo disastro nel Mediterraneo che ha coinvolto migranti in cerca di una vita migliore in Europa. A giugno, una dozzina di persone erano scomparse e si temeva fossero annegate al largo della città costiera di Zawiya, a circa 48 chilometri a ovest della capitale, Tripoli.

Sempre più persone cercano di compiere il pericoloso viaggio via mare su gommoni mal equipaggiati e non sicuri. A marzo, le Nazioni Unite hanno denunciato che il bilancio delle vittime stimato tra i migranti che hanno cercato di attraversare il Mediterraneo ha superato il “tragico traguardo” di 20.000 morti dal 2014.

Negli ultimi mesi stiamo assistendo ad un sostanziale aumento delle partenze dalle coste libiche e tunisine di famiglie locali e minori non accompagnati che decidono di lasciare tutto per via delle tragiche condizioni nei loro Paesi. Sempre più giovani e giovanissimi, anche laureati e diplomati, inseguono il sogno europeo come unico modo per realizzare le proprie aspirazioni e bisogni.

Negli ultimi anni l’Unione europea ha collaborato con la guardia costiera e altre forze libiche per fermare il flusso di migranti. Lunedì i ministri degli Interni e degli Esteri italiani, Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese, insieme ad alti funzionari europei, sono arrivati in Tunisia per fare accordi su come rafforzare il controllo delle frontiere in cambio di 11 milioni di euro. Soldi che andranno ad arricchire il Governo tunisino, ma che presumibilmente non porteranno alcun benefico alla popolazione per via della frastagliata situazione politica e l’alta corruzione dei funzionari.

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