Tripoli. La Missione ONU avverte di mine e trappole esplosive

La Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) ha avvertito mercoledì del pericolo rapparesentato dalle mine e delle trappole esplosive in aree che sono state teatro di scontri armati, a sud della capitale libica, Tripoli.
In una dichiarazione pubblicata sulla sua pagina Facebook, la Missione ha consigliato ai cittadini di non avvicinarsi o toccare oggetti estranei e resti di guerra, avvertendo del pericolo di ciò, e ha anche invitato i cittadini a informare le autorità in merito, contribuendo alla sensibilizzazione attraverso la condivisione di queste informazioni.
Questa è la seconda volta, dall’inizio del mese, che UNSMIL mette in guardia sui pericoli delle mine e delle trappole esplosive, il 2 luglio ha consigliato alle persone colpite dai resti di guerra nella regione occidentale di prestare attenzione quando ritornavano nei luoghi degli scontri dopo la ritirata del Libyan National Army (LNA) dall’area.
La Missione ha avvertito le parti in conflitto che la semina di ordigni esplosivi nei quartieri residenziali ha causato, dallo scorso maggio, 81 vittime civili e 57 non civili, tra cui militari impegnati nelle attività di sminamento, avvertendo che tali atti rappresentano una violazione del diritto internazionale.
Lo scorso 15 giugno, l’Ambasciata italiana a Tripoli ha annunciato che la Missione bilaterale italiana di assistenza e supporto in Libia (Miasit), il Centro per lo sminamento libico, Libyan mine action, e gli ingegneri militari libici hanno iniziato a lavorare su attività di sminamento umanitario.
In una nota dell’ufficio informazioni del Governo di Accordo Nazionale, pubblicata lo scorso 9 giugno, il premier Fayez al Sarraj ha rivelato che il suo governo ha “stretto con l’Italia un accordo per ricevere supporto tecnico e competenze per rimuovere mine e residuati bellici”.
Anche la Turchia è impegnata in queste operazioni secondo gli accordi bilaterali in materia di difesa e sicurezza. Le truppe di Haftar e i gruppi armati affiliati al GNA si accusano a vicenda di aver lasciato queste trappole mortali per i civili.