Consiglio di Stato condanna il MAE : illegittimo negare l’accesso ai rapporti di spesa sui fondi italiani in Libia

Di Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI).

Il Consiglio di Stato condanna il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale a rendere pubblici i rapporti di spesa dei progetti di OIM in Libia finanziati dal governo italiano.

L’ASGI, nell’ambito dei progetti Oruka e Sciabaca – oltre il confine, con l’intervento del collegio difensivo composto dagli avv. ti Salvatore Fachile, Gennaro Santoro, Giulia Crescini ed Elisabetta Buranello, ha presentato tramite i suoi soci delle richieste di accesso civico ai rapporti finanziari delle attività implementate da OIM ed altre organizzazioni internazionali in Libia finanziate dal Mae.

Il Consiglio di Stato ribadisce con la sentenza n. 3012/2020 i principi fondamentali in tema di trasparenza e accesso alle informazioni, come previsto dal D. Lgs. 33/2013. In particolare ha affermato il principio di trasparenza sull’ utilizzo dei fondi italiani quando questi sono affidati ad OIM o altre organizzazioni internazionali per lo svolgimento di programmi umanitari.

E’ ribadito che il FOIA prevede la possibilità per ciascun cittadino, senza motivare la sua richiesta, di chiedere conto alla pubblica amministrazione dell’utilizzo delle risorse pubbliche.

Inoltre, si afferma per la prima volta, che gli atti delle agenzie delle Nazioni Unite, anche quando si tratta dei rapporti finanziari inviati al loro donatore, se questi è il governo italiano, sono sottoposti ai doveri di trasparenza e al controllo esercitabile da parte di tutti i cittadini.

Precisamente tutti gli atti che non sono coperti da segreto di Stato sono accessibili, a meno che la pubblica amministrazione non motivi puntualmente le ragioni del rigetto, specificando dettagliatamente gli interessi pubblici lesi dalla divulgazione.

E’ incompatibile con il nostro sistema giuridico una interpretazione che sottragga al giudice la possibilità di verificare la razionalità del diniego opposto dalla pubblica amministrazione, “imponendogli di fatto di arrestarsi alla semplice allegazione della sussistenza dell’interesse da tutelare”.

In conclusione il Consiglio di Stato smentisce il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e l’OIM stesso, i quali hanno negato l’accesso ai rapporti di spesa in cui sono descritte le attività svolte da OIM in Libia in esecuzione di un progetto finanziato dal governo italiano.

E’ affermato che “neppure in sede giurisdizionale è stata rappresentata la sussistenza di un interesse pubblico alla non conoscenza del documento” al contrario, i giudici hanno aggiunto che “ anzi sussiste un oggettivo interesse contrario a prevenire la mala gestione di questi fondi, ricostruendo dall’origine motivazioni e destinazioni delle risorse

Il governo italiano potrà oscurare solo i nomi propri di singoli e aziende e i luoghi sensibili indicando la puntuale motivazione sottesa al rigetto, di modo da tutelare eventuali interessi di terzi confliggenti con la divulgazione.

La sentenza ha portata strategica, in quanto da ora in avanti, la società civile potrà venire a conoscenza delle attività che le agenzie delle Nazioni Unite, tra queste l’OIM svolgono in Libia ( e non solo) con finanziamenti italiani, quando si tratta di progetti con finalità umanitarie. Ciò permetterà di interpretare, anche con dati ed informazioni più approfondite, il ruolo assunto dalle organizzazioni internazionali in Libia e negli altri contesti di crisi. In particolare varie organizzazioni hanno già richiesto all’autorità giudiziaria amministrativa di verificare la legittimità delle misure di rimpatrio assistito dalla Libia nei paesi di origine portate avanti da OIM ed attuate con i fondi italiani.

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