Ripartiamo da ‘settembre’

Di Vanessa Tomassini.
Celebrazioni così non si vedevano dal 2011. Bandiere verdi, manifesti e poster del colonnello Muammar Gheddafi hanno invaso le strade di Tripoli, Bani Walid, Sirte, Ghat, Sabha, Agedabia, Tobruk, Bengasi ed altri centri in tutta la Libia. Fuochi di artificio e canti hanno riportato in vita la gloria della Gran Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista, l’appellativo con cui dal 1977 Gheddafi volle ribattezzare lo Stato sorto in Libia dopo il colpo di Stato del 1969, abbandonato dopo la guerra civile con la vittoria del Consiglio nazionale di transizione, sebbene venga ancora usato dai sostenitori del sistema delle masse. La notte tra il 31 agosto e il 1° settembre fuochi di artificio hanno illuminato di verde le città libiche, sebbbene a Bengasi e Gharian sono stati riportati alcuni casi di repressione ed arresti arbitrari da parte di gruppi facenti parte del sedicente Libyan National Army sotto l’egida del feldmaresciallo Khalifa Haftar. Alle celebrazioni hanno preso parte anche numerosi avversari del regime, che hanno dichiarato di rimpiangere la sicurezza e la sovranità nazionale di cui ha goduto la Libia prima della rivoluzione di febbraio. In molti si sono riversati nelle strade solo per il gusto di celebrare e festeggiare insieme alla propria comunità, lasciandosi alle spalle le differenze politiche che hanno trascinato la Libia nello stallo attuale.

Che cosa si commemora
Il 1º settembre 1969 re Idris venne deposto da un gruppo di ufficiali nasseriani guidati dal colonnello Gheddafi. Il paese fu inizialmente ribattezzato Repubblica araba di Libia e Muammar resse il governo provvisorio, che avviò un programma di nazionalizzazioni delle grandi imprese e dei possedimenti italiani, chiudendo inoltre le basi militari statunitensi e britanniche al grido di Allah Muammar Libya Bes. La piena sovranità politica ha permesso al governo di impiegare le entrate delle grandi imprese petrolifere nello sviluppo di opere pubbliche, tra cui il Grande fiume artificiale, o Great Man Made River, un’imponente opera idraulica che attraverso lo sfruttamento dell’acqua fossile, contenuta in laghi sotterranei nel deserto, fornisce ancora oggi – malgrado i sabotaggi e i problemi di manutenzione – acqua potabile a una popolazione in continua crescita.

In politica estera, la Libia rivoluzionaria di Gheddafi appoggia i movimenti di liberazione nazionale, primo fra tutti l’OLP di Yasser Arafat nella sua lotta contro Israele, la cui esistenza è ancora rifiutata dal Governo libico odierno e dalla maggioranza dei libici il cui passaporto è valido ovunque ad eccezione che nell’occupata Palestina. Il 2 marzo 1977 venne proclamata “La Giamahiria”, la Repubblica delle masse (jamāhīr in arabo), basata su una nuova ideologia, da lui stesso teorizzata nel Libro Verde. Il libro della Terza Via Universale si fa ispiratore di un nuovo sistema democratico con cui è il popolo ad autodeterminarsi attraverso un sistema di congressi popolari i cui rappresentanti vengono scelti in modo diretto e che al tempo stesso rifiuta capitalismo e lotta di classe a favore di un socialismo di ispirazione nazionale. Nello stesso anno, grazie ai maggiori introiti derivanti dal petrolio, Gheddafi poté dotare il suo Stato di nuove strade, ospedali, acquedotti e industrie. Sull’onda della popolarità e forte dell’amore del suo popolo, nel 1979 il colonnello rinunciò a ogni carica politica, pur rimanendo l’unico leader del paese in qualità di guida della rivoluzione di settembre.

Una riconciliazione necessaria
La divisione politica e il continuo conflitto tra le autorità dell’est e dell’ovest del Paese, non ultimo l’attacco a Tripoli condotto dal generale Haftar, secondo un accordo supportato dalle super potenze straniere, ha portato i libici a superare le vecchie differenze. Come sottolineato dal cugino del colonnello, Ahmed Gaddaf al-Dam, il fatto che il Governo di Accordo Nazionale (GNA) abbia permesso alla popolazione di scendere in piazza per dimostrare la sua apertura e una parvenza di democrazia rappresenta uno step importante verso l’agognata riconciliazione nazionale, a cui il popolo libico aspira e per la quale le Nazioni Unite stanno lavorando da anni. Va ricordato che le operazioni militari contro le milizie e i gruppi terroristici a Tripoli sono partite dieci giorni prima della Conferenza Nazionale in programma a Ghadames dal 14 al 16 aprile 2019. Se c’è ancora chi definisce illusi coloro che continuano a sventolare la bandiera verde, le celebrazioni del primo settembre rappresentano una speranza, un motore d’ispirazione che parte dal basso e scuote le élite verso la ricostruzione di istituzioni legittime e un processo democratico, vera e propria contro-rivoluzione all’inconclusa primavera araba, che per la Libia si è trasformata in un lungo inverno. Non a caso il verde è il colore della speranza e se del figlio preferito di Gheddafi, Saif al-Islam, non si ha da tempo più alcuna notizia, non è da escludere che saranno i suoi sostenitori e le nuove generazioni a rendere il deserto di nuovo verde.
