Al-Ghariani incita l’odio contro ONU e comunità internazionale

Di Vanessa Tomassini.

Il gran mufti libico Sheikh Sadiq al-Ghariani, il più alto leader spirituale del paese nordafricano, continua ad incitare le proteste contro la Missione di Sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL). Il gran mufti ha accusato il capo della Missione Onu, Ghassan Salamé, di sostenere alcuni partiti libici a discapito di altri, portando al fallimento del processo di riconciliazione. Nelle parole di Al-Ghariani molti hanno visto un chiaro riferimento al comandante del Libyan National Army (LNA), Khalifa Haftar, il quale la scorsa settimana ha incontrato il premier del Governo di Accordo Nazionale, Fayez al-Serraj, ad Abu Dhabi. L’incontro, che ha ricevuto le benedizioni di Italia, Francia, Regno Unito e Stati Uniti, ma anche della Fratellanza Musulmana libica, ha portato al sollevamento della forza maggiore dal campo petrolifero di El-Sharara e i dettagli sono stati rivelati solamente lunedì dal portavoce di Al-Serraj, Mohammed el-Sallak, durante il punto stampa settimanale. Il premier è corso ai ripari dopo le aspre critiche degli islamisti ed ha giustificato il meeting di Abu Dhabi con il tentativo di evitare ulteriori spargimenti di sangue e riaffermare la necessità di una soluzione pacifica alla crisi in cui versa la Libia dal 2011. Già nei giorni scorsi, proteste pacifiche hanno preso vita di fronte al quartier generale delle Nazioni Unite in Libia, colpevoli di aver facilitato il dialogo con il “signore della guerra”, Khalifa Haftar, che in meno di un mese ha ristabilito l’ordine e preso il controllo dell’intera regione meridionale, terreno di scontro internazionale e rifugio sicuro per i gruppi della galassia jihadista. Se sui social network, è nato l’ashtag “securing the capital” fra i sostenitori dell’LNA, Ghariani incita alla rivolta contro la comunità internazionale, risvegliando così la paura per la possibilità di nuovi attentati terroristici, sebbene il gran mufti rifiuti – almeno in via ufficiale – il terrorismo, la violenza e l’estremismo religioso. E’ opportuno ricordare che Al Ghariani fu bandito dall’entrare in Regno Unito nel 2014 per aver incitato l’inserruzione islamista nella capitale da parte della coalizione Libya Dawn. Il gruppo islamista di Misurata guidato da Salah Badi, di recente incluso nelle liste sanzionatorie Onu, entrò a Tripoli, dando fuoco agli edifici ed arrestando gli oppositori, mentre l’amministrazione del primo ministro Abdullah al-Thinni era fuggita nella regione orientale del paese, trasformandosi così da Governo legittimo a Governo ad Interim. Ghariani incontrò l’allora inviato del Segretario Generale Onu, Bernardino Leon, per discutere delle proposte di pace.

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