Ministra degli Esteri di Tripoli, un nuovo spirito scorre nelle vene della Libia

Di Vanessa Tomassini.

Domenica, il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale nel governo libico di unità nazionale, Najla Al-Mangoush, ha affermato di sostenere le richieste dei manifestanti che da venerdì sono scesi nelle maggiori piazze del Paese per chiedere migliori condizioni di vita, sciogliere gli attuali organi legislativi ed esecutivi e tenere elezioni nazionali.

La ministra Al-Mangoush ha affidato il suo pensiero a Twitter, affermando che quello a cui stiamo assistendo è un nuovo spirito nelle vene della Libia. “Abbiamo ascoltato con orgoglio le voci della nostra gente in un venerdì intitolato ‘Via tutti, compreso il governo a cui appartengo”. Ha dichiarato aggiungendo: “sostengo le vostre richieste di cittadini e, come ministra degli Esteri, le porterò pacificamente con me in tutti i miei incontri affinché il mondo ascolti la vostra voce, aspirazione a uno stato civile, attraverso elezioni libere a cui tutti partecipino senza eccezioni”.

Da venerdì dimostrazioni giovanili si sono svolte nelle principali città libiche, incluse Tripoli, Misurata, Tobruk e Sebha, in quello che è stato descritto come il “venerdì della rabbia” contro la continua crisi politica e il deterioramento delle condizioni di vita. In alcuni casi, le dimostrazioni sono sfociate in violenza. È difficile trattenere la rabbia per chi è rimasto in silenzio oltre dieci anni” afferma uno dei manifestanti ai nostri microfoni spiegando che “la scorsa settimana il caldo ha superato i 40 gradi e malgrado le promesse dei nostri politici, siamo rimasti ore senza elettricità. I politici e le loro milizie devono partire. Non accettiamo più questa umiliazione, tutte le vecchie facce devono sparire. Nessuno escluso”. Il giovane, riguardo all’attacco alle istituzioni afferma: “di quali istituzioni parliamo? Sono palazzi vuoti che non offrono alcun servizio al cittadino. È sbagliato, ma chi ha compiuto quegli atti lo comprendo”.

Durante le dimostrazioni, sono apparse anche bandiere verdi simboleggianti il precedente sistema del colonnello Muammar Gheddafi, un’indicazione molto importante: la riconciliazione che i politici non sono stati in grado o non hanno voluto implementare è già iniziata. Mentre nel Paese nordafricano continuano gli appelli alle proteste giovanili considerato il mancato raggiungimento dell’obiettivo principale dei manifestanti, ovvero lo scioglimento degli organi politici, il movimento giovanile di Baltris ha rinnovato domenica pomeriggio le chiamate per un nuovo sit-in pacifico.

Una dichiarazione pubblicata sulla pagina Facebook del movimento spiega che i giovani libici non hanno più la pazienza di affrontare il deterioramento della situazione, aggiungendo che se le richieste non saranno soddisfatte presto, sono pronti a ricorrere ad altri mezzi compresa la disobbedienza civile totale.

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