La giustizia fallisce di nuovo in Libia, assassinato il controverso ufficiale Mahmoud al-Werfalli

Di Vanessa Tomassini.

Bengasi ha visto un rafforzamento delle misure di sicurezza in seguito all’assassinio del comandante Mahmoud al-Werfalli, appartenente alle Forze Speciali del Libyan National Army (LNA), ritenuto da molti un simbolo della lotta al terrorismo, e da altri un feroce killer. L’uomo è stato ucciso da colpi di arma da fuoco mercoledì pomeriggio nei pressi dell’Università di Medicina Araba a Bengasi. Suo fratello, che si trovava con lui, al momento dell’incidente, sarebbe morto poco dopo in ospedale.

Il nome di Mahmoud Al-Werfalli è balzato agli onori delle cronache dopo che la Corte di Giustizia Internazionale (ICC) ha emesso nel 2017 un mandato di cattura e consegna dopo la diffusione in rete di video in cui l’ufficiale giustiziava pubblicamente tre prigionieri per la loro affiliazione al gruppo terroristico Ansar al-Sharia. In un altro video, Al-Werfalli ed un plotone di esecuzione sparava alla testa altri dieci sospetti terroristi davanti alla moschea Bayat Al-Radwan nella zona Al-Salmani di Bengasi. Nello stesso luogo in cui precedentemente gli estremisti fecero esplodere due autobombe durante l’uscita dei fedeli, uccidendone 40 e ferendone oltre 80.

Al-Werfalli era accusato di uccisioni extragiudiziali, in quanto i prigionieri non erano stati sottoposti ad un giusto processo come previsto dal diritto internazionale. Il suo arresto tuttavia non era mai stato possibile, per via del sostegno popolare che incendiò le strade di Bengasi quando venne catturato per essere sentito dal procuratore militare. Al-Warfalli, infatti, venne subito rilasciato dalla prigione di Al-Marj ed è tornato a Bengasi nel luglio del 2017, mentre fonti dell’LNA parlarono di fuga dalla prigione. Nel corso degli anni, le pressioni internazionali per il suo arresto crescevano, tra la ICC che rinnovava i suoi ordini di arresto e il Dipartimento di Stato USA che nel dicembre 2019 lo inserì nell’elenco degli individui sottoposti a sanzioni.

Mahmoud al Werfalli porterà con sé nella tomba molti segreti, non è stato mai chiarito infatti se quelle azioni erano frutto di una iniziativa personale o se si trattasse dell’esecuzione di ordini dei suoi superiori militari. A tal proposito va ricordato che anche il generale Wanis Boukhamada, a capo delle Forze Speciali (o Saiqa Brigade), è recentemente scomparso per un infarto. Le esecuzioni, riprese da Mohammed el-Gali che abbiamo intervistato nel 2019, sono state motivate come il desiderio di vendetta, ma soprattutto contro un tentativo di intimidire i terroristi che presero il controllo della città orientale in seguito alla rivoluzione del 2011. Il controverso ufficiale è apparso, all’inizio di questo mese, in una nuova registrazione video che lo ritraeva insieme ad un ristretto gruppo di uomini armati, mentre devastava una filiale della Toyota a Bengasi, accusando il management di furto di denaro pubblico.

Il Comando generale dell’esercito libico ha emesso nella serata di mercoledì una nota commemorativa, in cui descrive Mahmoud Al-Warfali come “l’eroe martire, toccato dalle mani del tradimento e della congiura”. Il comando dell’LNA ha affermato che Al-Werfalli è stato un esempio di coraggio e redenzione nelle battaglie dell’onore e della dignità contro i terroristi. Ha espresso le condoglianze alla sua famiglia, a tutte le tribù Warfalla, alle Forze Speciali e al Dipartimento Paracadutisti, a cui l’ufficiale apparteneva. Anche in questo caso, i libici sono divisi. Tra chi crede che Al-Werfalli fosse un eroe nazionale e chi invece lo ritiene un criminale per la sua condotta controversa. Tra gli osservatori internazionali, il suo assassinio è un chiaro segnale che in Libia non ci sia più posto per chi intende farsi giustizia da sé, per altri si tratta invece di un altro fallimento nell’applicazione della legge. Werfalli avrebbe dovuto subire un giusto processo, lo stesso che non è stato concesso alle sue vittime. Dopo l’uccisione di Mahmoud al-Werfalli, e la morte di Khaled al-Tuhami, Saif al-Islam Gheddafi resta l’unico ricercato in Libia voluto dalla Corte Penale Internazionale.

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