Serraj tenta di fermare la Missione europea IRINI in Libia

Fayez al-Serraj, il presidente del Consiglio del Governo libico di Accordo Nazionale (GNA) con sede a Tripoli, ha annunciato giovedì il rifiuto della Missione EUNAVFORMED IRINI, lanciata dall’Unione europea ad inizi aprile per monitorare ed arginare le violazioni dell’embargo sulle armi verso la Libia, come raccomandato dalle Nazioni Unite. In una lettera indirizzata al Consiglio di sicurezza e a Bruxelles, Al-Sarraj ha rimproverato la Comunità internazionale di non essersi consultata con il Consiglio presidenziale che rappresenta, per delineare obiettivi e competenze della Missione che sostituisce la precedente SOFIA.

Secondo al-Serraj, l’operazione IRINI trascura il monitoraggio delle frontiere aeree e terrestri orientali della Libia, da dove giunge il flusso di armi e attrezzature in sostegno del Libyan National Army, guidato dal feldmaresciallo Khalifa Haftar che ha invece benvenuto l’iniziativa. “Vi informiamo dell’obiezione del Governo di Accordo Nazionale circa il piano dell’Unione europea di monitorare l’embargo sulle armi”. Scrive al-Serraj nella missiva, da cui traspare rammarico per la determinazione europea di interrompere il sostegno di Ankara alle sue gang armate.

“Ci aspettavamo che i paesi limitrofi europei implementassero la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1970 (2011) riguardante un divieto di approvvigionamento d’armi in Libia”. Prosegue il Primo Ministro, indicando tuttavia sorpresa per il fatto che i paesi europei non facciano distinzione tra aggressore e vittima, schierandosi con Haftar, descritto come l’aggressore contro il suo Governo legittimo. Serraj si è detto profondamente insoddisfatto per la scelta del Consiglio di sicurezza della risoluzione 2292 (2016), ignorando di fatto il monitoraggio delle frontiere terrestri e aeree, che sono una delle principali fonti di sostegno per l’esercito nazionale libico (LNA).

La missiva di al-Serraj arriva nel momento in cui osservatori internazionali e Consiglio di sicurezza ONU hanno espresso perplessità sulle capacità della Missione di condurre ispezioni in mare, nonchè sulla possibilità concreta di monitorare il flusso di armi verso la Libia, già ampiamente documento dagli esperti nei loro rapporti annuali sui quali gli Stati membri continuano a chiudere un occhio. Va detto che in passato dalla Turchia sono state riportate enormi spedizioni di materiale bellico destinato a gruppi terroristici, compreso materiale esplosivo per la costruzione di ordigni rudimentali.

L’Unione europea ha annunciato l’avvio dell’operazione IRINI il primo aprile, ancora prima che venisse delineato l’assetto militare messo a disposizione degli Stati europei. Oltre alla Russia, molti Paesi hanno inoltre espresso dubbi sull’utilità della missione IRINI da quando le navi da guerra della Turchia, membro della NATO, stazionano regolarmente di fronte alle coste libiche da gennaio, trasportando mezzi ed equipaggiamenti militari, ma anche migliaia di combattenti, inclusi foreign fighters e ribelli siriani, come recentemente denunciato dal ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian in una intervista al quotidiano Le Monde.

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