Forza UE per far rispettare l’embargo e Serraj si ritira dai colloqui a Ginevra

Di Vanessa Tomassini.

Il Consiglio presidenziale del Governo libico di Accordo Nazionale (GNA) ha annunciato martedì sera la sua decisione di ritirarsi dai colloqui militari (5+5) di Ginevra. La decisione del Consiglio conferma la sospensione dei colloqui fino a quando non verranno prese posizioni ferme contro “l’aggressore e le sue violazioni” riferendosi all’esercito nazionale sotto il comando del feldmaresciallo Khalifa Haftar.

Il premier Fayez al-Serraj ha anche sottolineato quello che definisce come un “suo diritto a una ferma risposta a queste violazioni nella forma e nei tempi appropriati”. La dichiarazione spiega che “il bombardamento continuo e programmato dei quartieri residenziali, dell’aeroporto e del porto e la chiusura dei porti petroliferi, fanno parte dei tentativi dell’aggressore di creare crisi per i cittadini in tutti i settori della loro vita, con l’obiettivo di creare uno stato di anarchia che scuote la stabilità, dopo un fallimento militare nel realizzare il suo sogno di impossessarsi del potere”.

Nel pomeriggio, la National Oil Corporation (NOC) aveva confermato che delle navi a combustibile sono state evacuate urgentemente dal porto di Tripoli e che tutte le operazioni di scarico sono state annullate dopo che diversi proiettili erano caduti a pochi metri di distanza da una nave cisterna per gas di petrolio liquefatto altamente esplosiva (GPL) nel porto. Il Presidente della NOC, Mustafa Sanalla, ha dichiarato: “L’attacco di oggi al porto di Tripoli avrebbe potuto portare a un disastro umanitario e ambientale ed avrebbe potuto avere un impatto significativo su una regione affollata come Tripoli. La città non dispone di strutture operative per lo stoccaggio del carburante in quanto il magazzino principale è stato evacuato”.

La decisione del premier Fayez al-Serraj arriva in seguito all’annuncio da parte dell’Unione europea di una forza aero-navale con il compito di impedire il traffico di armi verso la Libia. In seguito alla Conferenza di Berlino, infatti, le Nazioni Unite hanno registrato oltre 150 violazioni dell’embargo, per lo più da parte della Turchia e dei suoi alleati affiliati alla Fratellanza Musulmana. Tra dicembre e gennaio, secondo l’osservatorio siriano per i diritti umani, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha trasferito oltre 4000 terroristi siriani da Idlib a Tripoli.

Agendo sotto l’ombrella degli accordi militari firmati ad Ankara il 28 novembre 2019 da Fayez al-Serraj, la Turchia ha anche istallato sistemi di air-defense nel perimetro dell’aeroporto di Mitiga, mentre l’intelligence israeliana ha diffuso immagini di mezzi blindati turchi in aree reesidenziali e nelle piste dell’unico scalo attivo nella capitale Tripoli, che hanno messo a rischio la vita di milioni di civili. Tutto ciò in palese violazione del diritto umanitario e della Convenzione di Ginevra che stabilisce la distinzione di obiettivi civili da quelli militari, nonchè l’adozione di ogni misura preventiva a tutelare i civili nel conflitto.

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