Carichi di armi ed esplosivi, la Turchia sta per rivelare la sua vera faccia in Libia

Di Vanessa Tomassini.

Dopo la sua uscita anticipata dalla Conferenza di Palermo, la Turchia sembra stia preparando qualcosa di molto grosso in Libia. Due giorni fa, le autorità del porto di Al-Khamis, ad est della capitale Tripoli, hanno sequestrato una nave che dichiarava di trasportare materiale da costruzione in 40 container, ma che in realtà nascondevano diverse tonnellate di armi. La nave sarebbe salpata il 25 novembre scorso dal porto di Mersin, nel sud della Turchia e avrebbe fatto scalo in diversi porti turchi fino a quando non ha raggiunto il porto di Ambarli nella regione occidentale di Istanbul. Gli ufficiali libici, secondo il quotidiano “L’osservatorio” avrebbero rinvenuto più di due milioni di shot gun 9 mm, circa tremila pistole 9mm e 120 Beretta, quattrocento fucili da caccia e quasi 5 milioni tra proiettili e munizioni. Lo stesso giornale ha reso noto che “il carico è di origine turca e prodotto dalla società turca Zoraki e dai sistemi di difesa Retay”. Giovedì le autorità aeroportuali di Alessandria d’Egitto, hanno fermato un passeggero proveniente da Istanbul su un volo della Turkish Airlines per Burj Al Arab, che nascondeva, nel suo bagaglio a mano tra i vestiti, 4 orologi con macchina fotografica, diverse schede di memoria, 5 accendini su cui era stata montata una videocamera e memoria USB utilizzati ai fini di spionaggio.

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Materiale sequestrato dalle autorità areoportuali di Alessandria.

I due eventi arrivano dopo che le autorità tunisine hanno sequestrato un container sempre proveniente dalla Turchia, che trasportava tra l’abbigliamento femminile, diverse borse esplosive e materiale necessario alla costruzione di esplosivi, come riportato nel servizio della televisione di stato tunisina, in fondo  a questa pagina, che spiega come gli agenti siano riusciti ad individuare la minaccia perché insospettiti dal peso del carico. La Turchia continua ad essere base logistica per la realizzazione di attentati terroristici nella regione e per supportare materialmente gruppi islamisti in Libia dal 2011. Di recente, esattamente lo scorso gennaio, la Guardia costiera ellenica ha fermato la nave Andromeda che navigava al largo di Agios Nikolaos, vicino all’isola di Creta sotto bandiera della Tanzania diretta a Misurata con oltre 29 container di esplosivo ed 11 serbatoi vuoti di GPL, in contrasto con l’embargo sulle armi a cui la Libia è soggetta dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. È opportuno ricordare che gli inviati di Ankara hanno abbandonato anticipatamente la conferenza per la Libia organizzata dal Governo Italiano a Palermo il 12 e 13 novembre 2018 perché esclusi da un meeting informale con il maresciallo Khalifa Haftar che si rifiuta di interloquire con la Fratellanza Musulmana per il suo noto legame con i gruppi estremisti. In molti credono che la Turchia stia preparando la sua “vendetta” con il supporto di altri attori stranieri come la Gran Bretagna che sta adottando un atteggiamento defilato rispetto alla comunità internazionale che si troverebbe unita nel nuovo action plan riformulato in seguito alla Conferenza di Palermo.

 

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