A sud di Tripoli la situazione resta critica. Intervista esclusiva al Comandante del Battaglione 301

Di Vanessa Tomassini.

“Il Battaglione 301 di fanteria è uno dei battaglioni militari sotto lo Stato Maggiore, fondato nel 2015 da una risoluzione dello Stato Maggiore sotto il governo del primo ministro Khalifa Alghwel. Il battaglione è stato immediatamente incaricato di stabilire un patto di pace a Wershafana dopo lo scontro all’aeroporto “Fajer Libia”, alba della Libia. Siamo il battaglione formalmente assegnato dal presidente Fayez al-Serraj per proteggere l’area a nord fino al ponte di Zahra a sud. Il battaglione sta inoltre proteggendo la zona sud-ovest di Tripoli, come incaricato formalmente dal governo, in quanto tutti gli ordini arrivano dal Consiglio Presidenziale”. A dirci questo è il comandante del Battaglione 301 di fanteria Abdul Salam al-Zoubi, che abbiamo raggiunto per cercare di capire quale sia la situazione nella capitale ad una settimana dalla fine degli scontri.

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Abdul Salam al-Zoubi, Comandante Battaglione 301 fanteria

-Com’è la situazione a sud e sud-ovest di Tripoli oggi?

“La situazione nel sud-ovest di Tripoli è molto spiacevole, specialmente dopo l’attacco delle milizie tribali che sono formate da molte persone non qualificate, queste milizie non hanno alcun modo, né formalmente né legalmente per unirsi ad un battaglione come il 301”.

-Com’è il rapporto con le forze di sicurezza del Maggior Emad Trebelsi e con quelle del comandante Osama al-Juwaily?

“La relazione con il signor Emad Trabelsi ed il generale Osama al-Juwaily della regione occidentale, è molto normale e professionale. In passato c’è stata una cooperazione stabile con entrambi, specialmente col generale al-Juwaily”.

-Perché all’inizio degli scontri vi siete ritirati?

“Non ci siamo nascosti durante il combattimento come alcuni pensavano, ci siamo ritirati in modo che le aree di sicurezza non diventassero un campo di battaglia, specialmente considerando il fatto che le milizie tribali volessero iniziare la lotta ovunque a Tripoli, per fare pressione sul Consiglio Presidenziale garantendo una potente influenza sul Governo. Dopo diversi incontri e consulenze tecniche militari abbiamo deciso di ritirarci, per evitare il bagno di sangue, che avrebbe reso le cose molto più complicate”.

-Chi c’è ora nell’area di Kremia, Poapt Aljibs?

“La situazione in Kremia e nelle aree circostanti è critica e fragile, i civili ci contattano ogni ora spinti dalle loro paure che si alzano a causa delle milizie tribali che si trovano lì. I civili avevano perfino organizzato manifestazioni per chiedere nuovamente al Battaglione 301 di assicurare l’area, per il momento attendiamo un incarico formale dallo Stato Maggiore o dal Consiglio Presidenziale”.

-L’accordo per il cessate il fuoco prevede lo scioglimento di tutte le milizie, riguarda anche voi del Battaglione 301?

“L’accordo sul cessate il fuoco è stato firmato e speriamo che venga implementato, ma non include i battaglioni disciplinati che lavorano sotto la legge militare. Come può notare, non siamo una milizia, siamo un battaglione che lavora sotto lo stato maggiore, con i suoi ufficiali, sottufficiali e soldati. Tutte le istruzioni che ci vengono date vengono immediatamente eseguite senza obiezioni. Seguiamo la legge militare che ci distingue dalle milizie”.

Di recente il Consiglio Presidenziale ha emesso una decisione riguardante la Guardia Presidenziale. Crede che si tratti di un tentativo di inglobare tutte le milizie di Tripoli all’interno del corpo incaricato di proteggere il presidente e la sua squadra?

“Non interferiamo nelle decisioni del Consiglio Presidenziale riguardanti la guardia presidenziale o qualsiasi altra questione. Lavoriamo solo seguendo le istruzioni, se ci troviamo di fronte a qualsiasi situazione scorretta cerchiamo di contattare il presidente attraverso il modo giusto per spiegare il nostro punto di vista. Non proviamo mai a imporre la nostra opinione, tutto ciò che facciamo è chiarire i nostri punti di vista, se ce ne sono, oppure tacere”.

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